Narrazione della prima uscita fuori città, nelle antiche strade degli scavi archeologici di Ostia Antica.
Ci sono giorni che nascono per essere grandi e questo è sicuramente uno di quelli. Si intuiva già dallo spirito di collaborazione fra i genitori nell’organizzare gli spostamenti, per sopperire allo sciopero dei mezzi del 29 Settembre.
Perché quando sei una scuola outdoor che ambisce a portare avanti un’educazione diffusa non è solo il cielo ciò che devi guardare, ma anche il bollettino della viabilità e ringraziamo un genitore per averci messo in allerta per questo imprevisto.
Quello che vorrei sottolineare è che essere maestri all’aria aperta non significa affatto essere perfetti o non trovarsi in situazioni di cui non si sa bene la risposta, quanto piuttosto capire che grazie a queste situazioni possiamo crescere. Possiamo migliorare la nostra comprensione di noi stessi, dei bambini e del mondo e soprattutto, possiamo maturare la consapevolezza che siamo in grado di affrontare anche l’imprevisto, nostro grande amico. Questo è un concetto su cui sicuramente tornerò, ma andiamo avanti con la nostra storia.
L’appuntamento era all’ingresso degli scavi di Ostia Antica, lì ci siamo radunati e come è nostra abitudine prima di una nuova esperienza, in cerchio ci siamo confrontati su quali fossero le linee guida per l’avventura che stava per cominciare.
L. mi guarda con i suo occhi blu ed esclama: “Maestra! Ho scoperto una nuova regola! Queste rovine sono delicate e non dobbiamo arrampicarci sopra, perché potrebbero rompersi, un tempo erano forti, ma adesso non lo sono più!”.
Sono d’accordo con lui e condividiamo la buona abitudine con tutto il gruppo. Arrampicarsi è un nostro altro grande tema, bellissimo farlo, ma non sempre facile capire quali luoghi sono adatti e quali meno.
Entriamo passando da quella che i bimbi ribattezzano subito “la macchinetta buffa che fa etciuuu!” e veramente vorrei riuscire a capire il ragionamento della loro fantasia, considerando che la macchinetta a ogni passaggio esclamava “bitte”, ma rimando la scoperta a un’altra volta.
Ci incamminiamo tra le pietre antiche e arriviamo alla prima grande meraviglia, il teatro. Ci sembra il luogo giusto per esercitarci con alcuni dei giochi e delle canzoni che stiamo facendo, fra cui Dolce Sentire, che in questi giorni ci accompagna.
“Dolce sentire come nel mio cuore ora umilmente, sta nascendo amore. Dolce è capire che non son più solo, ma che son parte di una immensa vita, che generosa risplende intorno a me”
È proprio un’immensa vita di cui siamo parte, allegra e variegata e di lì a poco facciamo il primo incontro, li intravediamo all’orizzonte, due figure misteriose che passeggiando arrivano verso di noi sull’antica strada. Il loro abbigliamento non è di questi tempi, infatti sono due antichi romani!
Uno ricco e uno povero, sono i patrizi, ci raccontano di come quelle strade fatte di antichi sassi sono state costruite. Li salutiamo andando alla ricerca del “ristorante di Diana” luogo per cui i bimbi si riempiono di brillante entusiasmo.
Proseguiamo l’avventura, cercando fra le rovine il resto della rievocazione storica, faticando in qualche momento a trovarla, ma quando ci siamo riusciti la soddisfazione e lo stupore sono stati grandi.
P. con i suoi grandi occhi svegli color nocciola mi guarda e fa: “Maestra, ma Patrizio quando torna da noi?”
E subito tutti gli altri iniziano a chiedere di Patrizio, dov’è, quando torna? I bambini hanno una capacità di affezionarsi incredibile ed anche quella di trasformare le conoscenze di cui fanno parte. E così dai patrizi ecco Patrizio.
Li troviamo e l’entusiasmo è grande: i vari banchi del mercato, dove incontriamo lo scriba, il banco della tessitura, quello del cuoio e quello degli strumenti musicali.
I loro occhi sono sgranati, pieni di magia, mentre assorbono, osservano, ascoltano con attenzione i racconti, mentre i vari personaggi narrano e spiegano, le erbe tintoree, la cocciniglia, l’uso del papiro e delle tavolette di cera, il nome scritto con il pennino, gli strumenti che possiamo provare come le percussioni, i cembali e quelli solo da guardare, come un antichissimo flauto d’osso.
Con il tatto scoprono la differenza fra la tessitura in canapa e quella in lino, annusano le noci e la curcuma, sperimentano con il corpo una antica danza dell’epoca e ripercorrono il percorso che dalla lana porta alla stoffa. Quanta didattica c’è in una simile giornata?
L’apprendimento si sedimenta molto più profondamente nella memoria quando si lega significativamente alle emozioni, allo stupore e alla meraviglia. Il mondo diventa la nostra migliore occasione di apprendimento, e ogni portatore di Talento diventa nostro maestro.
Ma adesso è ora di andare, il pranzo ci aspetta! Le grandi emozioni non sono finite e tutti insieme ci incamminiamo verso il trenino che da Roma centro porta al mare. E da Ostia Lido Centro, l’autobus che ci riporta a scuola. Due esperienze affascinanti di per sé. Guardo le faccette felici che mi circondano e mi sento piena di orgoglio. Ho scritto tanto, ma di quanto accaduto in realtà poco. Mi auguro però di avervi trasmesso un po’ del brilluccichio di questa giornata e la voglia di fare quattro passi in un’epoca lontana…
Maestra Sabina