L’educazione non è più semplicemente al servizio di una società statica e nazionale. E’ sensibile a cicli macro economici, cambiamenti tecnologici e geopolitici il cui controllo non è certamente nelle mani degli Stati. In questa incertezza c’è il forte rischio di creare un’unica classe di consumatori frustrati, senza speranza, con poche competenze, che dilapidi il patrimonio dei genitori il prima possibile.
Come è stato messo in pratica tutto ciò?
Per farlo la mortificazione della scuola statale e la mercificazione di quella privata sono state un’ottima strategia di distruzione di massa. La mancanza d’innovazione nel sistema educativo (troppo grande e macchinoso) lo ha reso obsoleto, in grossa parte inadatto a formare individui pronti a fronteggiare le richieste del mondo contemporaneo.
Questo ha portato ad una perdita di fiducia da parte degli studenti, che percepiscono come farsa questo sistema che li obbliga ad andare a scuola ma non li aiuta realmente né a sviluppare le proprie capacità né a offrirgli un semplice posto di lavoro. Allo stesso tempo gli insegnanti (escluso un manipoli di eroi), che a loro volta si trovano vincolati ad un sistema inefficace, burocratico, non meritocratico e quindi frustrante, sono privi dei giusti strumenti per portare avanti il loro compito.
Lo scenario così dipinto altro non potrebbe sembrare che catastrofico, ma in realtà ci avvicina al momento in cui acquisire la Rèsponsabilità educativa, diviene per gioco-forza la scelta più prossima. Ci troviamo nella condizione in cui il modello proposto non sta fallendo in maniera parziale (dove per esempio non viene garantita la piena libertà, ma quantomeno la sopravvivenza), ma sta venendo meno al suo impegno nella quasi totalità. Acquisire quella che ho chiamato in una prima forma, sovranità educativa, significa iniziare a riappropriarci di quegli strumenti che possano permetterci, nella concretezza, di affrontare la situazione attuale.
Attraverso una presa di coscienza dei singoli IO che si riconoscono in un NOI, che utilizzano le proprie energie per iniziative propositive (se ancora piccole nel numero, grandi a livello paradigmatico), potremo portare un po’ di pace nelle scuole che ora sono in uno scenario di guerra o di deserto. Creare quelle sperimentali possibilità di scelta che possano permettere a nuove soluzioni di affermarsi, portando via via ad una naturale discriminazione di quanto ormai inutile e superato, è oggi più facile.
«Nella nostra società occidentale ci sono tipi diversi di istituzioni, alcune delle quali agiscono con un potere inglobante – seppur discontinuo – più penetrante di altre. Questo carattere inglobante o totale è simbolizzato nell’impedimento allo scambio sociale e all’uscita verso il mondo esterno, spesso concretamente fondato nelle stesse strutture fisiche dell’istituzione: porte chiuse, alte mura, filo spinato, rocce, corsi d’acqua, foreste e brughiere. Questo tipo di istituzioni io le chiamo “istituzioni totali” ed è appunto il loro carattere generale che intendo qui analizzare» Erving Goffman
La proposta è avviare quel processo che porti la scuola, culla dell’educazione, ad allontanarsi da un modello di istituzione totale per arrivare ad avvicinarsi sempre più ad una istituzione creativa. Tutti o nessuno è troppo spesso nessuno. Per questo riteniamo saggio che il cambiamento parta dalle persone, dalle singole esperienze. Vogliamo poi narrarle come delle favole, che di bocca in bocca, nutrano le speranze e i desideri. Vuoi aiutarci a scrivere un verso di questa storia?
Danilo Casertano
Leave a Reply