Dedichiamo questo nuovo articolo all’incontro con una figura che domina tanti racconti popolari, la Donna Selvatica, abitante speciale del bosco.

Nella nostra attualità occidentale la figura femminile troppo spesso vive una condizione di spaesamento e solitudine, mentre insegue una fantomatica libertà ricoprendo le vesti di donne emancipate, troppe volte ridotte a grottesche caricature di quegli uomini da cui non si sentono ascoltate ed accolte.

In questa condizione esistenziale disorientata il desiderio di tornare alla Natura alberga nei loro cuori, desiderose di riappropriarsi di uno spazio autentico nella società. La Donna Selvatica è una preziosa occasione per riconoscere la propria natura di donna, al di fuori e anche dentro di sé. È immagine dello spirito del bosco, della natura incontaminata delle origini. È l’Anima, tutta femminile, che dà vita.

Il bosco è da sempre simbolo dell’ignoto e dell’estraneo, ma anche luogo iniziatico fondamentale capace di trasformare chi ha il coraggio di attraversarlo in un essere adulto pronto a ricoprire consapevolmente il proprio ruolo nella comunità.

Chi incontra l’uomo che si addentra nel bosco? Lì trova la sua custode, la Donna Selvatica, candida, isolata e schiva. Vive in armonia con altre donne come lei, veste semplici abiti bianchi, ama il canto e la danza, si prende cura degli animali. Nel rapporto con il mondo si fa serva, custode attenta e generosa distributrice di doni. Non teme l’uomo, non è gelosa del suo bosco e quando si innamora non esita a lasciarlo per far visita alla cascina del suo contadino, lo aiuta nel lavoro, si dimostra compagna preziosa perché la vita e la casa fioriscano rigogliose, in nome del suo profondo interesse e rispetto per la vita.

Questa devozione della Donna Selvatica rappresenta la forza naturale del femminile primordiale che ogni donna porta dentro di sé e che la rende custode della vita stessa. Nella nostra contemporaneità l’avanzare della logica della razionalità ha allontanato da lei il mondo della natura, ponendo al centro il calcolo e l’esclusiva, spesso egoistica, espressione del proprio Io.

Tornare alla dimensione naturale invece restituisce centralità alla dimensione della gratuità del dono che ha in sé l’energia del Sacro e dell’abbondanza. La natura permette al piccolo seme di trasformarsi, di diventare albero e dare frutto. La Donna Selvatica rappresenta la femminilità che nell’essenzialità offre se stessa e nell’armonia con la natura porta una ricchezza profondamente appagante.

La Donna Selvatica interiore sa affidarsi con dedizione ed è portatrice della saggezza primordiale, tradizionalmente femminile, di tessere l’ordito della vita riunendo i fili in armoniosi disegni. In questo la donna trova la sua vera autonomia, recuperando il potere di comporre la trama della propria esistenza.

La donna moderna è chiamata a non trascurare due importanti aspetti per raggiungere tale indipendenza, narrati nelle tradizione popolari. Il primo elemento è il segreto: la donna non deve svelare da dove vengono le sue ricchezze, il mondo dell’abbondanza femminile per mantenere pienamente la sua energia deve restare tabù, nascosta agli occhi degli uomini, contrastando la violenza dell’attuale cultura dell’apparenza e dell’apparire ad ogni costo.

L’altro è l’allontanamento dalla riflessione intellettuale del calcolo: le donne che ricevono in dono dalle Donne Selvatiche i gomitoli di filo che non hanno mai fine, perdono questa abbondanza quando iniziano a chiedersi “quando finirà?”. Questa espressione di preoccupazione e bisogno di controllo è l’opposto di un atteggiamento di affidamento.

Accettare l’abbondanza e la ricchezza, la felicità aggiungerei, è più difficile che accettare la mancanza. Accogliere un dono disinteressato è estremamente difficile per l’odierno Io individuale. Di fronte ad esso, la coscienza è chiamata a fidarsi ed affidarsi accettando la condizione di benessere che quello porta con sé. In questo la ricerca di potere e possesso trova una limitazione e la razionalità si ancora alla familiare condizione di perenne bisogno e insoddisfazione, più facile da controllare.

Quest’ansia di controllo inquina l’interiorità, impedisce una libera espressione di sé nel rapporto con gli altri, sostituendo la gratuità con l’aspettativa del dare per avere e con la paura. È necessario allora riscoprire il sacro rapporto con la Donna Selvatica interiore, con quell’arcaica femminilità che sa tessere il gomitolo della propria esistenza con creatività e fiducia, scegliendo, questa volta davvero libera, quale disegno comporre.

Un invito per tutte noi a tornare alla Natura, per recuperare il contatto con le radici della propria interiorità. Solo così, ben radicate, le donne di oggi potranno innalzarsi verso il cielo.

Solo attraverso un profondo riconoscimento delle origini è possibile riuscire ad essere artefici di un virtuoso futuro.

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SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Paregger M., Risè C., Donne SelvaticheSan Paolo, Milano, 2015

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