Ci sono domande che mi hanno sempre rivolto durante i colloqui, le conferenze, gli incontri occasionali sul treno o in un ristorante (ho lavorato tanto nei locali!): “Ma cosa succede a chi frequenta la scuola waldorf-steiner? Come si trovano una volta reinseriti nella scuola pubblica? Ma escono con una preparazione adeguata?” Nel tempo mi sono ritrovato a dare risposte diverse a seconda del grado di maturazione acquisito in questo percorso di ricerca.
Ovviamente agli inizi ne decantavo ogni possibile lode escludendo tutte le spine dalla rosa più profumata del giardino. Dopo esperienze poco confortanti mi sono trovato scettico e diffidente come il più afflitto dei disillusi. Oggi mi rendo conto che l’avvenire di ogni essere umano non può essere banalizzato e che ad una domanda complessa non si può dare una risposta che generalizzi ciò che invece rimane nella sfera intima ed è strettamente personale. Le variabili infatti che compongono la risposta sono tante, troppe: le inclinazioni e attitudini del bambino/a, la famiglia, i maestri, la classe, la scuola…
Sotto sotto però ho sempre sentito che dietro a quelle domande si nascondevano paure profonde, comprensibili, legittime ma non chiarite espressamente. Paura della diversità, paura di uscire dal convenzionale, paura di non riuscire a rientrare nel sistema, paura di rimanere esclusi, di essere emarginati, paura di sbagliare, di fallire… sentimenti grandi e potenti, come placarli con delle parole? Con l’esperienza ho visto che al di là di tutte le spiegazioni sul metodo, l’unica affermazione che ho potuto fare che rasserenasse (per qualche istante!) è stata quella: “Mia moglie è un ex alunna delle scuole Waldorf, è sopravvissuta, è una mamma dolcissima, una donna meravigliosa e forte e sono anni che mi sopporta!”.
Che espressione meravigliosa, a me che sono cresciuto con il mantram del “posto alle poste” (padre dirigente, madre impiegata) queste parole mi hanno sempre fatto riflettere. Trovare il proprio posto nel mondo è una conquista importante, è il veicolo tramite il quale possiamo dare il nostro contributo alla società, al prossimo, dove possiamo mettere a frutto le nostre capacità e talenti, dove possiamo crescere e maturare.

Danilo Casertano

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