Il testo seguente è una proposta per un lavoro collegiale che si propone di definire una immagine condivisa del bambino.
La definizione di una immagine condivisa del bambino (di ogni bambino) è un punto di partenza necessario che ovviamente non si propone di omologare le diverse direzioni che ogni educatore chiamato in causa,sia esso maestro/a di classe di materia o sostegno/terapia,deve mantenere inalterate.Vuole invece creare un terreno comune condiviso entro il quale poter lavorare con reciproca consapevolezza. Si propone inoltre attraverso una “riflessione” collegiale tra tutte le figure che operano intorno al bambino di trovare e articolare dei “risarcimenti” che possano contribuire a risolvere delle contingenze difficili e problematiche o nei casi di Handicap di accompagnare un percorso didattico altrimenti difficile.
Il dialogo o colloquio pedagogico comincia con la formazione di un cerchio composto da tutti gli educatori che direttamente o indirettamente hanno a che fare con il bambino. La presenza di un medico scolastico o personale del bambino in questione è utile e oserei dire indispensabile considerando i punti che questo lavoro comune toccherà.
Il percorso per la costruzione dell’IMMAGINE consta di 4 momenti:
1) Il primo chiama immediatamente in causa il medico che provvederà a definire un quadro anamnestico del fanciullo corredandolo di tutti gli spunti di carattere medico di cui è in possesso a partire dal tipo di parto con cui la madre lo ha messo al mondo, passando alle patologie pregresse o qualora vi siano stati interventi chirurgici passati. Sarà cura del medico circonstanziare il tutto cronologicamente.
2) Con il secondo momento comincia la descrizione del bambino, che può curare il maestro/a di classe o qualora già vi fosse l’insegnante di sostegno o di terapia. La descrizione fisica partendo dal capo e interessando tutto il corpo caratterizza questo momento a cui naturalmente sono invitati a portare un contributo tutti gli educatori presenti nel cerchio che volessero aggiungere qualcosa.
3) Si comincia con la descrizione del portamento del bambino,questo momento ha una diretta connessione non solo con il movimento ma anche con la postura che il bambino mantiene da fermo. Osservando la libera attività del bambino è possibile arrivare ad importanti indicazioni per proposte pedagogiche legate al movimento.
4) Nel quarto momento si comincia con la descrizione del comportamento. E’ necessario che questo punto venga trattato senza nessuna concessione ad appunti moralistici. Non sempre è facile ma è una condizione obbligata per poter raccogliere frutti da questo tipo di lavoro ed è evidente altrimenti quali ostacoli potrebbero arrivare.
Terminato questo quadro che ha visto la partecipazione di tutte le figure che operano intorno al bambino comincia l’ultima parte del lavoro che è completamente dedicato, grazie alle osservazioni fatte, ad organizzare proposte terapeutiche o di sostegno alla didattica attraverso le tante attività che la pedagogia Steineriana insieme con il Buon Senso è in grado di offrire.
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