La musica svolge un ruolo educativo e formativo molto importante all’interno della pedagogia Waldorf, che è fondata su una profonda conoscenza antropologica dell’essere umano.
Uno dei presupposti conoscitivi principali di questo indirizzo pedagogico è che l’essere umano, durante il suo sviluppo e nel susseguirsi dei settenni della sua vita, ripercorra tutte le fasi evolutive vissute dall’ umanità stessa: tale visione dà all’insegnante la possibilità di inquadrare meglio il suo insegnamento (e ciò vale anche per quello musicale), rapportandolo alle necessità reali presentate dal bambino in ogni passaggio della sua evoluzione, evitando così interventi casuali e nocivi.
L’ umanità si è evoluta musicalmente per mezzo di elementi inizialmente semplici e poi sempre più complessi, il cui ordine di sviluppo nel corso della storia è: melodia, polifonia ed armonia.
Dai primordi sino al secolo XI domina l’orizzontalità della melodia articolata su pochi suoni, dal IX secolo iniziano i primi tentativi di polifonia, che trovano pieno sviluppo nel XVII secolo. Dal XVIII secolo in poi, con lo sviluppo del sistema tonale, si forma lentamente la coscienza dell’armonia, della verticalità, del risuonare simultaneo delle varie voci.
In realtà l’evoluzione umana corrisponde sul piano antropologico alle fasi della formazione in primo luogo dell’ IO: possiamo far corrispondere tale processo allo sviluppo della melodia, mentre possiamo leggere la polifonia in rapporto con la scoperta del TU, dell’altro da sé, e l’armonia ha a che fare con il NOI. Tali dovrebbero essere anche in pedagogia musicale i gradi nello sviluppo del bambino a cui rapportarsi.
Il bambino seguirebbe evolutivamente questo stesso percorso (melodia da 0 a 7 anni, polifonia dai 7 ai 12 anni, armonia successivamente) se non gli fosse impedito dalla corrente cultura musicale e dalla tradizionale prassi scolastica, che sembrano conoscere soltanto il sistema tonale, che viene quindi utilizzato precocemente.
Entro il primo settennio di vita un sano sviluppo deve essere accompagnato da un’ impostazione educativa musicale che contribuisca ad una formazione armoniosa non solo della voce e dell’orecchio, ma di aspetti costitutivi ancora più profondi: i sistemi metabolico, ritmico e neurosensoriale.
Tale impostazione sarà basata inizialmente su sistemi semplici di tre/quattro note per arrivare poi gradualmente ad utilizzare il sistema pentatonico via via più elaborato, da cui si trarrà il repertorio corale e strumentale (flauto pentatonico) .
Viene spesso obiettato che i bambini sono in grado di eseguire repertori anche più complessi, ma ciò corrisponde a una visione intellettualistica dell’educazione. Una cosa è riuscire tecnicamente ad eseguire brani complessi, altra è farne una reale esperienza interiore trasformando un canto in nutrimento per il proprio essere in divenire.
La consapevolezza che il bambino nel primo settennio vive la fase di una piena e fiduciosa “imitazione” del mondo adulto e che questo esercita (con le parole, i suoni, i pensieri, i sentimenti e le azioni) una profonda influenza anche nella formazione fisica dell’organismo infantile, richiede una particolare cura e un grande senso di responsabilità da parte di genitori e maestri.
In questa fase l’impiego dell’elemento ritmico è un potente mezzo educativo in quanto asseconda il forte impulso al gioco dei bambini, ne regola la loro vitalità prorompente e, attraverso una ripetizione costante, rafforza le loro capacità volitive.
Con il secondo settennio ha inizio l’epoca scolare vera e propria in cui, oltre al canto, si avvia la pratica del flauto pentatonico e degli strumenti a percussione (xilofoni, metallofoni, tamburelli, legnetti ecc.) Questa è anche la fase dell’incontro con gli altri: il canto corale e la pratica strumentale collettiva rappresentano attività utili ad un sano sviluppo della socialità, poichè richiedono di mettersi al servizio dell’insieme per creare un organismo armonico attraverso l’apporto personale di ciascuno ed inoltre svolgono una funzione equilibratrice poiché il canto è espressione della propria interiorità, mentre il suono dello strumento viene da fuori ed è condotto successivamente verso l’interno: si viene così contemporaneamente a rafforzare la capacità di creare equilibrio tra dentro e fuori e tra noi e gli altri.
L’ uso del flauto rinforza la manualità, regola il flusso respiratorio in rapporto alle necessità della melodia e pone in attività sia le facoltà intellettuali che quelle emotive e volitive del bambino.
Verso il nono anno, momento particolare dello sviluppo in cui comincia la fase prepuberale e con essa il distacco dal mondo dell’infanzia, inizia l’esperienza legata alla modalità. In questa delicata fase di diversificazione dell’esperienza del sentire, inizierà la pratica delle scale modali, facendo percepire ai bambini le differenti atmosfere ed i vari colori dovuti alla posizione sempre diversa del semitono. Tale varietà e mobilità corrispondono alle continue mutazioni esteriori ed interiori di questo periodo evolutivo. Viene introdotta la polifonia sotto forma di canoni prima semplici e poi sempre più complessi, eseguiti con la voce ed il flauto tonale che permetterà di allargare l’ambito pentatonico.
Intorno al dodicesimo anno i ragazzi vengono avviati alla conoscenza della tonalità, un sistema concluso con una forma ben definita, che permette loro di riconoscersi e percepirsi. In questo periodo è come se nascesse un sole dentro di loro: è allora preferibile scegliere delle musiche con un carattere allegro in modo maggiore.
Dopo la pubertà inizia il percorso di sviluppo della coscienza: forze di pensiero iniziano a rendersi disponibili e si verifica anche un intenso sviluppo fisico che porterà alla maturità sessuale.
In questa fase il ragazzo ha necessità di costruire il proprio rapporto con il mondo a partire da se stesso e dai propri bisogni, ma anche dagli ideali che animano la sua interiorità anche se non sempre egli stesso li riconosce. Il bisogno di verità e di ricerca che contraddistingue questo periodo spesso può prendere vie tortuose e piene di asperità. Musicalmente si viene incontro a tali esigenze portando la complessità del repertorio romantico con i suoi chiaroscuri, spaziando fino al repertorio moderno con le sue contraddizioni ed addentrandosi anche negli aspetti conoscitivi del linguaggio musicale e delle sue forme. I ragazzi vanno coinvolti in esperienze artistiche che li portino ad esprimersi attraverso spettacoli, recital, concerti quanto più possibile nuovi e con caratteristiche di originalità.
L’insegnamento progressivo musicale non va svolto sulla base di quanto l’adulto crede sia adatto per il bambino, ma armonizzato con il suo sviluppo e desunto dal bambino stesso nel suo divenire; in tal modo la musica non diventa semplicemente “addestramento“, ma assurge al ruolo formativo di guida e nutrimento: in ciò la novità dell’indirizzo Waldorf, ampiamente sperimentata nelle scuole steineriane diffuse in tutto il mondo.
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