Quando lo vidi chiudere gli occhi e immergersi nel suono delle onde del mare capii che ero testimone di un evento eccezionale. Un bambino contemporaneo, un giovedì mattina, in orario scolastico, su una scogliera stava facendo un’esperienza di naturale “meditazione”. Il sole illuminava il suo volto, il calore lo accarezzava e io cercavo di immaginarmi quale viaggio stesse facendo, quali sensazioni stesse provando. Scattai la foto per cogliere quell’attimo di magia e mi resi subito dopo conto che mentre lui stava vivendo compenetrandosi con l’ambiente io ero altrove. Grazie piccolo amico di avermi fatto ricordare di quando proprio in questi luoghi io venivo a fare quello che anche a te è venuto spontaneo. Rallentare il respiro, chiudere gli occhi affinché questo senso così sovraccaricato possa riposare e lasciare agli altri la possibilità di aprire nuovi mondi percettivi. L’odore del mare è davvero un profumo inebriante, il suono dell’acqua una dolce melodia, gli schizzi delle onde portano il gusto intenso del sale, gli scogli si scaldano al sole anche se d’inverno. Un po’ di pace nel vorticoso susseguirsi degli eventi e delle richieste è un atto rivoluzionario, un attentato all’ansia continua di dover produrre, agire, dimostrare, verificare, controllare. Tu sei stato il mio maestro, mi hai mostrato la forza d’animo stando fermo, fidandoti, nel lasciarti andare; eppure sei in equilibrio precario su una scogliera circondato da altri bambini. Tu e l’ambiente vi siete avvicinati, in un istante forse compenetrati e la paura che nasce dalla separazione per qualche tempo è svanita. Sei una grande anima in un corpo ancora piccolo e mostri a me che ho un corpo grande e un’anima rimpicciolita dalle illusioni che attraverso la meditazione si può curare il pensare, grazie.
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