Non passa giorno che ascoltando le famiglie, rispondendo al telefono o leggendo le mail non senta qualcuno che direttamente o indirettamente dica che la “Vita è una guerra”. Mi rendo conto che questa convinzione è radicata profondamente nelle persone anche in quelle profondamente pacifiste. Devo ammettere che per molti anni anch’io ho combattuto molte guerre, essendo ovviamente certo di stare dalla parte giusta. I miei sforzi erano rivolti a dimostrare la cattiveria di un sistema educativo che non lasciava spazio alla creatività e alla condivisione e pretendere di essere riconosciuto come il portatore del vero ideale educativo. La presunzione non mi è mai mancata.
Con le mie piccole vittorie personali mi lasciavo appuntare medaglie dalle famiglie contente, dai ragazzi, dai bambini, dai partecipanti ai corsi e convegni, ma il senso di frustrazione di non aver fatto abbastanza non mi abbandonava, anzi aumentava. Il desiderio di contribuire a cambiare il sistema educativo italiano era un delirio troppo grande per essere placato e nel corso degli anni mi ha fatto imbarcare su navi apparentemente lussuose e scintillanti ma guidate da capitani miliardari molto simili a quello che ha fatto naufragare la Concordia.
La guerra contro il sistema è finita, non ho intenzione più di combattere, la community school vuole la pace, non è alternativa alla scuola statale ma integrativa. Voglio accrescere il dialogo e il confronto, attraverso il progetto OFFICINE DIDATTICHE E PEDAGOGICHE vogliamo creare un luogo di aggiornamento permanente aperto a tutti gli insegnanti, dando il nostro contributo alla ricerca e alla condivisione delle buone pratiche. Vogliamo proporre i nostri laboratori artistici e artigianali consapevoli che riuniti e coordinati in un progetto pedagogico potranno dare un grande contributo alla scuola che li ospiterà. Vogliamo mettere a disposizioni la nostra esperienza per il sostegno alla genitorialità e per i bambini con difficoltà di apprendimento.
Ci sono tre guerre che mi lascio da combattere.
La prima è contro la paura di entrare in classe, sono 10 anni che insegno e ancora oggi prima di incontrare i bambini o ragazzi mi chiedo se sarò all’altezza, se riuscirò a incontrarli come meritano e se la lezione che mi sono preparato sarà stata quella giusta. Non so se questo capita anche ad altri insegnanti, io so che grazie a questa lotta ho imparato molto.
La seconda è come padre, marito di una grande famiglia in eterno movimento. Vedere i propri limiti e rendersi conto che i primi a pagare le tue mancanze sono le persone che hai più vicino. E’ doloroso rendersi conto che è molto più semplice aiutare i figli degli altri che i propri e così ci si ritrova a pregare che i tuoi figli trovino maestre e professori che li sappiano aiutare a crescere come tu a volte non puoi e a volte non sai fare.
L’ultima è tutta con me stesso, la più difficile, la più importante. Sono certo che solo progredendo nel cammino di autoeducazione riuscirò a scoprire i misteri della vita interiore e grazie ad un vero Io rinascere a nuova vita.
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