Alessandro Langella dice : “Sono ateo con me stesso e credente con gli altri”, anche io nella mia ricerca personale sento il bisogno di mettere in discussione ogni credenza fino a diventare implacabile con ogni sorta di pseudo verità che cerca di prendere il sopravvento in me stesso; allo stesso tempo riconosco che l’altro può essere mio fratello o sorella solo se abbiamo un padre in comune e quel padre così grande non può non avere una lettera maiuscola.
Nella mia attività di counselor pedagogico ho la fortuna di vivere l’esperienza di stare vicino ai ragazzi e dopo ogni incontro mi viene da dire che ognuno di loro è speciale e mi sale dal petto un misto di emozioni che vanno dall’ammirazione alla speranza, dallo stupore alla meraviglia. Esco da quelle camere con la gioia di un incontro ricco di senso e di poesia per combattere la paura che tutto svanisca come neve al sole. Mi viene voglia di pregare.
P. è una ragazza da una sensibilità fuori dal comune, dalla grande dolcezza e con un tasso di insicurezza e paura del giudizio pari solo a quel nucleo di orgoglio che la fa cozzare contro chiunque gli si avvicini oltre la superficie.
La maestra della prima elementare di P. ha voluto dimostrarle il suo amore affibbiandole il nomignolo della “bella addormentata”, P. ha sedici anni e ancora le dicono di darsi una svegliata, quando P. dorme lo fa anche per sfuggire ai giudizi ma nei sogni P. ha imparato a nutrirsi di poesia e coloro che l’hanno assaporata si sono svegliati al senso della vita. Sempre la stessa maestra ha voluto mettere alla prova P. dicendole che non avrebbe fatto ricreazione con i compagni se non avesse finito il compito che doveva svolgere, P. è rimasta seduta nel banco in silenzio, il compito non è ancora stato consegnato, la maestra ha probabilmente dimenticato l’episodio, P. ci sta ancora facendo i conti. Anche grazie a questi eventi P. ha un rapporto con le proprie emozioni davvero particolare, P. ha una capacità di cogliere le sfumature degli esseri umani come un pittore quelle dei colori.
P. è arrivata ad un punto di svolta, riconosce che è arrivato il momento di prendere il mano il pennello e cominciare a dipingere la propria tela e dire agli altri che ora è il suo turno, che ringrazia tutti per l’aiuto ma che la fatica e la paura di vivere le stanno portando via la vita stessa. P. ha incominciato a vedere come l’odio verso i professori celi in realtà un grande amore. Attraverso il “rigiro” (straordinaria tecnica di osservazione) P. ha visto come i professori le forniscano una quantità industriale di scuse per lamentarsi e non essere attiva nella sua vita. Questa consapevolezza non cancella gli errori degli insegnanti la cui missione dovrebbe essere quella di aiutare i ragazzi ad apprendere attraverso competenza, senso pratico, passione e amore per l’essere umano, ma le restituisce dignità come persona e la può aiutare ad orientarsi a trovare le risorse per raggiungere i suoi obbiettivi nei luoghi dove esistono e non in quelli che sono fonte di problemi.
Sempre attraverso i “rigiri” P. ha visto come l’amata famiglia diventi l’odiata famiglia nei momenti in cui si trasforma in fonte di ripetitività, noia e di mancanza di spazio. Il moralismo ci impedisce di vedere le situazioni dall’ottica del “male” e ci riporta sempre al “bene” che però è troppo spesso un lupo travestito da agnello. La ribellione è un’altra forma estrema che ci fa vivere la parte oscura di noi stessi nell’azione senza essere passati dall’osservazione. Attraverso i “rigiri” possiamo invece imparare “sentendo” per poi agire “scegliendo” invece di sentire che esiste un destino crudele o ineluttabile che decide per noi.
P. si è posta degli obbiettivi, sa che c’è un prezzo da pagare per raggiungerli e ha riconosciuto che quello che fino ad oggi ha considerato come risorse sono in realtà gli ostacoli. Negli occhi di P. ho visto la curiosità di chi sta per partire per un viaggio in un paese di cui non conosce le strade, la lingua, gli usi e costumi ma che sarà reale e non virtuale, che la vedrà protagonista e non spettatrice, regista e non comparsa. Ed io, cara la mia P, continuerò ancora per un po’ a farti da manager incoraggiandoti e credendo nei tuoi talenti ma so che a breve uscirò di scena alla ricerca di altre giovani promesse.
Ci vediamo la settimana prossima.
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