Quando mi sono imbattuto in questo articolo di “la Repubblica” mi sono stupito pensando che il giornale avesse cambiato linea editoriale e si fosse anche lui aperto all’idea che scuole pubbliche non statali possano aiutare un sistema educativo bloccato da decenni non solo per i dissesti finanziari ma anche da una mentalità statalista che non concede la possibilità di pensare a delle scuole libere e indipendenti gestite attivamente da genitori e insegnanti.
Sono anni che seguo il dibattito e avendo avuto esperienza diretta del mondo della Charter School mi rendo conto che la critica coglie effettivamente i rischi di un modello che contempli le scuole libere. Il diminuire i costi per lo Stato, l’emarginare ancor di più i poveri, non fornire assistenza necessaria al mondo dell’handicap e non ultimo il fondamentalismo religioso e culturale sono rischi oggettivi che l’America sta già affrontando.
Il nostro punto di vista è il seguente:
- Siamo certi che la LIBERTÀ sia un rischio che vada la pena di essere corso. La libertà di insegnamento è la premessa fondamentale per lo sviluppo di un LIBERO PENSIERO. Sancire la libertà di insegnamento art.33 “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.» significa assegnare un diritto senza fornire gli strumenti per esercitarlo. Questa norma ha negli anni dato un limite al propagarsi delle scuole confessionali cattoliche che per decenni hanno costituito quasi il 98% del totale delle scuole private. Il numero delle scuole religiose è in costante diminuzione segno anche di un cambiamento radicale nella società.
- L’Associazione Manes afferma con forza che anche l’Italia è pronta per cogliere la sfida di un cambiamento del paradigma educativo. Consapevoli dei rischi siamo disponibili al dialogo.
- Siamo certi che sia compito della sfera giuridico-politica vegliare sulle possibili derive delle free school, scuole libere, charter school e quant’altro; preoccupandosi quindi più della tutela dei diritti fondamentali che dei piani di studio, della didattica, della pedagogia, dell’antropologia lasciandole in mano agli insegnanti. Saranno quest’ultimi a interessere rapporti diretti con i genitori e a impegnarsi nella ricerca e nell’attuazione delle metodologie migliori per i bambini e ragazzi.
Dalla Religione allo Stato, dallo Stato agli Individui riuniti in Associazioni. Il futuro dell’Educazione è già stato tracciato, vogliamo opporci o accompagnare il cambiamento?
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