“Vuoi un po’ d’acqua” mi chiede Z. con tono gentile.
“Si grazie” rispondo colpito dalla cura di questo ragazzo dall’aspetto tipico di colui che si attira il disprezzo della gente comune, la pietà dei buonisti e gli sguardi increduli dei bambini.
Z apre il frigo e prende due manciate di ghiaccio e le mette nei bicchieri pieni d’acqua.
“Il whiskey caldo non è buono, mettendoci del ghiaccio si scioglie un po’ e l’alcool lo senti meno. Il ghiaccio è la droga, la vita con la droga è whiskey annacquato”.
Davanti a queste parole rimango esterefatto e in cuor mio prego che arrivi tanta acqua pura per placare la vera sete, quella di vita. Z ha appena compiuto quindici anni, è unico come ogni essere umano, fuori dal comune come può essere un giovane dalle genialità creative e distruttive lasciato a se stesso. Z non va più a scuola e io mi domando come è possibile che nessuno e sottolineo nessuno dei suoi insegnanti lo abbia cercato per riportarlo nel luogo dove un giovane dovrebbe legalmente e moralmente essere, ovvero a scuola.
Sono in questo ambiente da un numero sufficiente di anni per dire che Z non è stato “fortunato”, ha trovato solo insegnanti che alzano le spalle, che sostengono che non gli compete correre dietro ai ragazzi, che non sono assistenti sociali. È in questi momenti che mi vengono alla mente i maestri e professori come Loris, Marialaura, Emanuele, Massimo, Marco, Daniela, Eleonora, Simonetta … e tutti quegli altri numerosi ma sempre troppo pochi che vivono l’insegnamento attraverso la relazione, che vivono ciò che accade ai propri alunni come e più se stesse accadendo a sé stessi. Mi pesa pensare che l’insegnare sia una missione preferisco vederlo come un’arte e l’arte senza passione è manierismo, è copiare, è un campo sterile.
Quando la scuola superiore abbandona il ruolo educativo, quando la scuola perde il suo contatto con la realtà, quando la scuola non riesce a essere un punto di aggregazione stimolante per tutti, allora i ragazzi verranno distratti in maniera quasi omnicomprensiva da dinamiche erotiche e di potere e i portatori di aspetti originali e complessi saranno facile preda dell’abbandono, dell’auto distruttività, della violenza.
Il mio invito ai genitori è quello di fare prevenzione, di avvicinare i propri figli a esperienze di vita vera, di metterli in contatto sin dall’età adolescenziale a persone che hanno fatto del proprio talento un lavoro. Sempre di più il talento individuale farà la differenza tra lavorare e non lavorare. Insieme ai talenti possiamo coltivare le capacità sociali che diventano giorno dopo giorno sempre più importanti per potersi muovere in un mondo del lavoro estremamente dinamico.
Z ha come punti di riferimento i modelli che ha riconosciuto veri, autentici ad ogni costo. Trainspotting e Arancia Meccanica per lui non sono solo film bensì punti di riferimento per sapersi orientare nel suo mondo dove quei personaggi camminano, parlano e a cui Z vuole bene.
Si potrebbe tirare in ballo la famiglia, si potrebbe facilmente sostenere che stanno pagando gli errori commessi nell’educazione del proprio figlio. Senza dubbio si potrebbe ma questo cambierebbe la situazione? Quali accuse e condanne riporteranno la vita di Z su un cammino fondato sulla creazione e non sulla distruzione?
Attraverso cattive relazioni ci si ammala, attraverso buone relazioni si guarisce, non mi stancherò mai di ripeterlo, non mi stancherò mai di ringraziare coloro che mi testimoniano questa verità ogni giorno. Ringrazio anche i ragazzi che con la loro onestà e freschezza non hanno smesso di credere e sognare. Mi rattristo davanti gli adulti che quasi sempre mi rispondono che non ce la fanno, che vorrebbero ma non possono, che è troppo difficile, che non hanno le forze.
I ragazzi sperano, non vogliono smettere di sperare ma si sentono disorientati perché vorrebbero mettersi in gioco ma non sanno dove e non sanno come. Non sanno dove perché fanno fatica a riconoscere i luoghi dove la creatività scorre feconda, non sanno come perché quasi nessuno li aiuta a riconoscere i propri talenti.
Attraverso questo sito lancio un appello a tutti coloro che sono impegnati nel mondo produttivo, nei servizi, nello spettacolo, nell’arte, nel sociale e li prego di riservarsi uno spazio di condivisione con il mondo degli adolescenti. Fatevi vedere, lanciate messaggi di speranza che anche oggi si può lavorare, che si può trovare il proprio posto nel mondo, si può essere attivi e solidali nella propria comunità. Fatelo bussando alle porte delle scuole, senza fermarvi davanti ai rifiuti cercando quegli insegnanti con cui aprire un dialogo.
Far entrare la vita pratica nella scuola, la vitalità e la forza propulsiva della vita economica e culturale in un mondo scolastico schiacciato dall’elemento giuridico burocratico è un altro degli impegni dell’Associazione Manes.