In questi ultimi tempi ho letto molti articoli sulla mamma tigre e devo dire che mi hanno impressionato non poco. Ho poi approfondito scoprendo che ci sono varie etichette per le madri: ape regina, canguro, ragno, labrador … con relative descrizioni delle caratteristiche principali. In questo dibattito mi sono chiesto che ruolo avessero i padri e i maschi in generale.
Mi sono sempre stupito di come entrando in qualunque libreria e avvicinandosi alla sezione psicologia si potessero trovare centinaia di libri sulle donne e sulle madri e pochissimi per uomini e padri. Anche la mia esperienza nelle scuole Waldorf mi ha dimostrato come quasi sempre siano le madri a volere un’educazione diversa per i figli e di come i padri siano diffidenti verso i percorsi alternativi a quelli statali tradizionali.
Nel medio lungo periodo però, sopraggiungendo le inevitabili crisi e delusioni molti padri lentamente entrati in relazione con l’esperienza diventano loro i punti fermi e i difensori della scelta fatta inizialmente dalle madri.
I papà sono per certe tematiche più lenti tanto che rimanendo nel gioco delle similitudini potremmo chiamare papà bradipi, sono una specie abitudinaria, che fa della routine la propria filosofia di vita e che qualunque scelta fuori dall’ordinario gli costa fatiche bibliche. Ci sono poi quelli che si spaventano per tutto, quegli uomini che vengono apostrofati dalle mogli come dei “senza palle”, i pavidi i papà pecora, che rifuggono dalle responsabilità e hanno delegato tutto alla moglie.
Da qui si potrebbe accennare al fatto che le famose “donne con le palle” non essendoci nate, per averle devono averle necessariamente tolte a qualcun altro ma di questo ne parleremo un’altra volta.
Andiamo avanti, ci sono pure i padri alpha (alpha dad): quelli che non lasciano spazio ai figli, che sanno sempre ciò che è meglio per tutti i membri della famiglia, che si impongono e non ammettono repliche o decisioni autonome. Sono probabilmente la versione maschile della mamma tigre ma mi chiedo quanto e se potrebbero vivere sotto lo stesso tetto per più di un quarto d’ora e ancor di più quanti secondi di vita potrebbero avere dei figli in un tale ambiente!
Dal clamore e dal successo che suscitano queste figure, mi rendo conto che si sente un gran bisogno di determinazione, di carisma, di leadership di qualcuno che riprenda il timone di comando. Le reazioni di disprezzo, di critica feroce, le accuse di “fascismo relazionale” dimostrano però anche come questo ritorno al passato matriarcale della mamma tigre o patriarcale del padre alpha non possano essere presi come i nuovi paradigmi genitoriali.
In questo momento storico sentiamo una spaccatura interiore molto forte: da una parte abbiamo un Io inferiore che non riesce più a conformarsi con le richieste del mondo sociale e un Io superiore che ancora non ci trova pronti per poter far operare su questo piano una coscienza che si manifesti nella creatività, nella compassione, nella verità e nell’amore.
Siamo al confine di due mondi e la paura trova molti spazi per insinuarsi e presentare belle menzogne come le uniche risposte. La mamma tigre e il padre alpha attraggono perché dell’Io prendono solo l’aspetto egoistico e dell’Ama il prossimo tuo come te stesso hanno cancellato il prossimo.
Allo stesso modo la mamma e il papà pecora, caduti come diceva Salvi in un “buonismo senza limitismo”, si sono fermati al prossimo escludendo se stessi cadendo nella trappola della mortificazione dell’Io con conseguente bisogno di delega ad un altro Io forte con tendenze dittatoriali, che non vedeva l’ora di trovare essere umani da ammaestrare con bastone e carota.
Nella dicotomia se sia meglio vivere un giorno da leone (tigre) o cento giorni da pecora io concordo con l’aristotelico e inimitabile genio di Massimo Troisi:
“Fai cinquanta giorni da orsacchiotto, almeno stai in mezzo (Aristotele) così non fai la figura di merda della pecora (assenza di Io) ma nemmeno il leone che campa un giorno solo (la solitudine dell’egoista)”.
Lancio quindi ufficialmente la candidatura a nuovo paradigma del papà orsacchiotto un esempio di come la gioia, il sorriso siano il frutto della virtù.