Il terzo settore Spirituale-Culturale: l’impegno Spirituale e Sociale nella vita di tutti i giorni.
Ci può dire qualcosa su di Lei e sulle Sue attività in Israele?
Nel 1980 ho fondato la comunità antroposofica del Kibbutz Harduf come parte integrante del movimento dei Kibbutz. Ciò è stato fatto perché volevo che l’Antroposofia diventasse una corrente viva all’interno della società israeliana e non un qualche cosa di estraneo importato dall’esterno. Il movimento dei Kibbutz costituiva al tempo la miglior porta d’ingresso, poiché è stato – ed è tuttora, sebbene in maniera diversa – un importante movimento sociale e spirituale in Israele sin dagli inizi del Ventesimo secolo. Negli anni ’80 e ’90 mi era comunque chiaro che entrambi i movimenti stavano diventando vecchi e stanchi: i Kibbutz socialmente e l’Antroposofia spiritualmente. Ambedue hanno in una certa misura perso molto dell’originaria importanza per Israele e per il Mondo poiché hanno mancato di aggiornarsi spiritualmente e socialmente e non si sono trasformati a sufficienza nel corso degli ultimi cento anni. Ben presto ho capito che manchiamo di una visione sociale e spirituale aggiornata da offrire al Ventesimo secolo. Dal punto di vista sociale, per quanto mi riguarda, il compito principale consiste nel fare dell’Antroposofia non un qualcosa che operi e agisca in maniera separata dal resto del mondo, bensì come parte integrante delle società nel suo complesso, in dialogo vivente con qualsiasi cosa che abbia un reale valore. Questo è il motivo per cui, oggi, mi sto impegnando a sviluppare ciò che chiamiamo dialogo e cooperazione “tri-sector” come nuova strategia di intervento nel sociale. Questo significa, per esempio, cercare di coinvolgere il cosiddetto terzo settore sociale nei processi relativi al “tri-sector” di cui sopra. Questo terzo ambito è quello culturale-spirituale, ed è quello nel quale l’Antroposofia e le “figlie”sono radicate. Io credo che un nuovo movimento antroposofico nascerà in questa maniera, rinnovando sé stesso nel processo e rinnovando nel contempo la società nel suo complesso. L’Antroposofia può diventare socialmente rilevante solo se parteciperà a questi processi sociali tripartiti come parte di un nuovo “trialogo” globale e locale tra i settori economico, politico e culturale-spirituale. Sono convinto che questo sia l’unico modo attraverso il quale i nuovi impulsi Micaeliti possano affluire nella società del 21° secolo. Tra i miei vari doveri vi è anche quello di supportare tutte queste iniziative aiutando a creare un network fattivo sia globalmente che nella stessa realtà israeliana. A me tutto questo appare cruciale per il futuro dello Stato di Israele non meno che per quello dello stesso movimento antroposofico. Lo Stato di Israele ha “deragliato” sia moralmente che ideologicamente, e sempre più persone in Israele si stanno svegliando e vanno in cerca di nuove ispirazioni sociali e spirituali. Generare questo potere di ispirazione, comunque, è molto più difficile che organizzare conferenze, parlare o scrivere libri su questioni sociali. Per riuscire ad avere anche solo una modesta penetrazione nel settore sociale, l’Antroposofia deve diventare una forza attiva e potente per la trasformazione umana e sociale.
Potrebbe raccontarci qualcosa riguardo alla Sua famiglia?
I miei genitori immigrarono in Palestina negli anni ’20. Mio padre, Yitzhak, è nato vicino a Chernivtsi, in Bukovina (situata in Romania durante le due guerre mondiali, ora invece in Ukraina), mentre mia madre Miriam era russa. Entrambi furono pionieri nei movimenti Kibbuz, Workers’ e Labour e sono stati co-fondatori del Kibbutz Giva’t H’aim (che significa “collina della Vita”) nel 1933. Io sono nato li nel 1955, così sono cresciuto in questa comunità idealisticamente improntata su valori socialisti-umanisti-sionisti e composta da immigrati e rifugiati provenienti da diverse parti del globo; un vero microcosmo di quella che era allora ed è ancora oggi la società di Israele. Il sistema educativo e la vita culturale e sociale era basata su un’ideologia atea e socialista. Mia madre era un’insegnante di arte e letteratura, ed ha lavorato tutta la vita nell’istruzione di adulti e ragazzi. La vita dei miei genitori è stata in gran parte dedicata alla causa del popolo ebraico e dello Stato di Israele. La biografia di mio padre può essere vista come una fotografia individuale ed esemplare della storia umana ed ebrea dell’Europa e di Israele nel corso dell’intero 20° secolo (ha vissuto dal 1906 fino al 2006). E’ stato il leader dell’”Histadrut”, l’organizzazione israeliana dei sindacati dei lavoratori, Ministro dei trasporti nell’ultimo governo Ben-Gurion nonché membro a vita del Knesset (il parlamento israeliano). Era molto conosciuto ed apprezzato in Israele, anche da persone con differenti idee politiche ed ideologiche. Quindi tutto periodo della mia crescita ed educazione è stato fortemente connesso alla vita politica e sociale di Israele nonché al destino ed alla vocazione di questa terra e di questo Paese. Anche se (perlomeno a livello conscio) era molto lontano dall’Antroposofia mio padre era sempre entusiasta di assistere a tutte le mie conferenze e letture quando poteva ed ha supportato la fondazione e lo sviluppo di Harduf ed il mio coinvolgimento nella vita sociale israeliana con tutte le forze e le energie del suo cuore.