
Appunti di un maestro corsaro/42
6 Marzo 2019
Oggi Ostia si è svegliata con una meravigliosa sorpresa: dalle profondità del mare è emersa una statua di Poseidone.
Il dio marino, in piedi su una linea di scogli rivolge il suo sguardo alla terra ferma e i suoi occhi penetranti sembrano voler indagare nell’anima di chi lo guarda. Tiene saldo il suo tridente e un pesce gli fa compagnia.
Appena saputa la notizia non abbiamo potuto far a meno di cambiare i programmi della giornata e, insieme ai bambini della Scuola del Mare, siamo andati a vedere con i nostri occhi questa meravigliosa apparizione.
Zaini in spalla, siamo partiti dal Porto di Roma per giungere al Pontile, in Piazza dei Ravennati. Un percorso di circa 3 km, con il sole che baciava i nostri visi e il vento che li accarezzava. Il suono del mare in sottofondo e il frangersi delle onde sembravano dare il ritmo alla nostra marcia.
I bambini non sapevano nulla, erano solo a conoscenza della nostra meta. Appena giunti, lo sguardo attento di S. coglie la sorpresa ed esclama “Maestro c’è una statua sugli scogli! È Poseidone ha un tridente!”
Entusiasmo, gioia e stupore trapelava dagli sguardi dei piccoli marinai che si sono diretti subito alla fine del Pontile per vederla da più vicino.
In un tempo di frenetiche corse e materialismo, di perdita del sacro e del contatto con la natura, certi eventi simbolici riaprono lo sguardo al mistero, risvegliano una certa nostalgia o semplicemente ci emozionano, senza saperne bene il perché.
I piccoli marinai questo lo sanno, non dobbiamo certo spiegarglielo noi.
Così, guardando quel dio che emerge dall’acqua e incrocia il suo sguardo con il nostro, ci sembra di essere in un tempio senza colonne, soffitti e mura in pietra. Questi elementi di umana fattura sembrano non avere quasi valore quando la natura ci pervade e da essa ci lasciamo cullare. Il pavimento è fatto di mare, pietre e sabbia, le colonne sono di vento e il tetto di cielo.
Osserviamo a lungo la statua per poi prendere gli Inni Omerici e leggere il XXII canto.
A Poseidone
Comincio a cantare Poseidone, dio possente,
scuotitore della terra e del limpido mare,
dio marino che regna sull’Elicona e sull’ampia Ege.
Un duplice privilegio ti riconobbero gli dei, o Enosigeo:
d’essere domatore di cavalli, e salvatore di navi.
Salve, Poseidone, signore della terra, dalla chioma cupa:
e tu, o beato, con cuore amico soccorri i naviganti.
Terminata la lettura non ci resta che rimanere in silenzio. Non abbiamo nulla di materiale con cui poter fare un offerta al dio dei mari per ringraziarlo della sua apparizione.
Abbiamo però delle doti interiori, che decidiamo di esprimere attraverso la poesia, e ogni marinaio scrive e intona un canto, un Inno a Poseidone.
Il ritorno a scuola è stato lungo e lo stupore continuava ad aleggiare nei nostri animi.
Nel mio anche un sommesso senso di nostalgia, quella nostalgia degli dei che Marcello Veneziani bene descrive nel suo ultimo libro.
La nostalgia degli dei è l’amore per la luce, per l’inizio e per ciò che va oltre la morte.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
F. Cassola (a cura di), Inni Omerici, Arnoldo Mondadori Editore, 1997
M. Veneziani, Nostalgia degli dei, Marsilio Editori, 2019