
Qualche giorno fa ho seguito una lezione sul settennio della vita che va dai 14 anni ai 21 circa, quel delicato momento dell’esistenza che viene chiamato adolescenza. In questa occasione ho raccolto spunti e pensieri che voglio condividere, sentendo l’importanza di un confronto su queste tematiche.
Posta la biodiversità delle esperienze individuali, si possono trovare delle caratteristiche comuni per quanto riguarda le domande, i turbamenti, gli slanci ideali, che si muovono nei ragazzi e nelle ragazze di questa età.
“Io esisto veramente? Chi sono a prescindere dal ruolo che ho nella mia famiglia? Cosa sono capace di fare? So fare qualcosa di cui il mondo ha bisogno? Come vengo percepita o percepito? Gli altri mi percepiscono?”
Sono domande Grandi, interrogativi che in molti casi accompagnano l’esistenza più a lungo. Sono domande che, se non ascoltate, portano a reazioni che incidono profondamente sulle scelte e sulla propria esistenza. Il timore di non essere percepiti, ad esempio, può portare ragazze e ragazzi a puntare tutto sul proprio aspetto fisico, affinché perlomeno si venga viste e visti.
Inoltre questa è l’età in cui un naturale impulso erotico porta alla scoperta del proprio corpo, della sensualità, della sessualità e all’incontro con l’altro, sebbene con enormi timori e paure.
Di fronte a tale delicatezza, che talvolta dà l’impressione di potersi frantumare con un non nulla, noi adulti cosa possiamo fare? Come possiamo star loro vicini e vicine?
È necessario che si allontanino, che cerchino le loro esperienze, che rinneghino le conoscenze della famiglia per trovare il loro modo di pensare, di essere e di vivere. Al tempo stesso credo sia importante che come adulti continuiamo a sentire la responsabilità di esserci, di rimanere presenti nel rapporto, nonostante la difficoltà che, inutile negarlo, può essere grande e destabilizzare non poco.
Sicuramente portare la propria autenticità di persone che sono ancora alla ricerca e che continuano a porsi domande, a mettersi in discussione, a crescere, aiuta a far sì che il rapporto rimanga vivo.
Credo d’altronde che sia necessario prendersi la responsabilità di porre limiti fermi e decisi quando si tratta di situazioni di pericolo; così come porsi con apertura nel dialogo, senza portare giudizi morali, ma piuttosto consigli sinceri e posizioni sicure su argomenti che riteniamo incontrovertibili.
Ma c’è dell’altro.
Il vero amico è colui che ti riporta la tua melodia quando l’hai persa.
Einstein
Continuare a guardarli negli occhi “vedendoli”, guardando alla parte che sentiamo più vicina alla loro essenza e considerare che in questo momento un’altra domanda importante si agita in loro:
Qual’è la mia meta? Dove voglio andare? Chi voglio diventare?
In tal senso, come adulti veniamo messi alla prova su un sentimento che si trova alla base di ogni relazione, con se stessi e con gli altri: la fiducia.
Diventare capaci di vedere, riconoscere, e custodire l’ideale dell’adolescente, senza sapere quale sia, rispettando profondamente il suo percorso, consapevoli che sarà grazie a quel percorso che troverà la propria Strada. Non dico che sia facile ma quando ho ascoltato queste parole le ho sentite vere.
Ragazzi e ragazze hanno bisogno di speranza, di credere in ciò che non riescono a vedere. Di adulti che guardino alle loro debolezze e fragilità ma anche alla loro forza e al loro coraggio. Di vedere negli occhi di chi li guarda quelle donne e quegli uomini che saranno ma che loro, ora, non possono vedere.
E d’altronde, quante volte accade nella vita di ognuno di aver bisogno di quel tipo di sguardo?
Dedico questo articolo a tutte le persone che mi hanno Vista, consentendomi oggi di essere una maestra felice di esserlo.
Maestra Eleonora