Quando ho cominciato ad insegnare agli adolescenti sapevo che sarebbe stato pericoloso, me lo sentivo che la mia vita non sarebbe stata più la stessa, percepivo che mi avrebbero messo alla prova duramente, ero certo che si sarebbero presentate le droghe… devo ammetterlo, anche io sono caduto in una dipendenza… i loro racconti sono ricolmi di sostanza e non posso fare a meno di ascoltarli, di parlare con loro, di conoscere le aspettative, sogni, speranze, osservare le contraddizioni, le mie, le loro, le nostre.
Instaurato un rapporto dove il moralismo è evitato come la peste, dove l’unico obbiettivo è la ricerca della Verità oltre ogni ipocrisia, si parte per un viaggio incredibile, che mi emoziona e ogni volta mi dà i brividi. Confrontarmi con loro attraverso la lingua inglese o l’italiano, piuttosto che con la fisica o la storia, per poi trovare la strada che li riconduca a loro stessi, alla quotidianità, alle sfide giornaliere è una delle mie ricerche artistiche preferite. A volte con naturalezza, altre sforzandomi pregando Dio di aiutarmi, l’obbiettivo rimane sempre quello di dare un senso ad uno studio che nella totalità dei ragazzi che seguo risulta inutile e astratto.
Eppure noi insegnanti abbiamo a disposizione lo scibile umano, una quantità incredibile di opere d’arte e di scoperte scientifiche e tecnologiche, nonostante ciò continuiamo a sprecare una quantità di energie immense facendo i forti con i deboli e approfittando di un ruolo istituzionale. Nel momento in cui non riusciamo a coinvolgerli ricade su di noi una colossale responsabilità quella di lasciarli in mano a dinamiche erotiche, di potere e di evasione. Se poi cadiamo nella tentazione di dare le colpe dei fallimenti alla famiglia e alla società, scegliamo di abdicare al nostro ruolo di educatori, lasciandoci quello sterile e avaro di soddisfazioni di professore, dottore in qualunque materia, ma ignoranti di quella umana.
G. è un adolescente, ha quindici anni e oggi mi ha detto che lui odia la depressione, perché da li non si esce. G. odia la vergogna e la rifiuta. G. ama la “maria” perché scialla e si sta da dio. Una maria che non è una Ma(grande)DONNA, e un d’io che fragile si strofina le mani nervosamente e non vuole essere preso in giro, quell’io che per crescere in altezza ci ha messo un po’ e che quella lettera minuscola deve essere stata pesante da sopportare . G. ha sofferto quando alle elementari si prendevano gioco di lui, G. cerca vendetta, G. dice di provare piacere quando riesce a denigrare qualcuno. G. odia il suo professore di Italiano e lo vorrebbe vedere morto. Dopo un po’ che stava parlando gli chiedo come lo facesse sentire il suo prof. e lui: “Mi fa sentire una merda” a quel punto si ferma, fa una piccola pausa e mi guarda.
Ci sono dei dubbi nello sguardo di G. ed io sul muro con le dita traccio un pendolo. Se in questo estremo c’è la depressione, cosa c’è dall’altro?… l’euforia. Bene, vedi G. tu anche forzatamente vuoi stare dal lato dell’euforia e appena il pendolo sta per andare verso la depressione tu trovi il modo di dargli un calcio per mandarlo il più velocemente possibile dall’altra parte, solamente che quel calcio che scombussola la traiettoria costa caro. G. ora conosce l’espressione, non tollerare la frustrazione, ha capito perfettamente cosa sia e sta riconoscendo che i guai in cui si mette molto spesso partono dal non volere affrontare quella frustrazione. G. sa che non gli chiedo di andare in depressione e mi ha guardato perplesso quando gli ho chiesto: “Di a te stesso: ce l’ho piccolo, sono uno stronzo e faccio schifo”, non se l’aspettava, nemmeno io a dire il vero, le parole sono uscite da sole… pausa… ci prova… non riesce… poi lo dice… hai avuto paura? G. ha visto che è vivo, che non è successo niente… cosa può accadere?
G. ha paura che la gente possa considerarlo uno sfigato. Come sarebbe la tua vita senza questo pensiero? G. fa un bel respiro e dice, molto migliore. Trovi un motivo che non sia pesante per tenerti questo pensiero? No. Bene, allora lascialo perdere, ti sta fottendo la vita.
Ci salutiamo, G. con un amico sta vedendo i Soliti Idioti e c’è Ruggero con il “fiodena” e Gianluca che lo guarda attonito. Pensate davvero ragazzi che non vi troverete mai ad essere come Gianluca? Sguardi perplessi. Vi faccio una profezia (avrei dovuto rimarcare il fatto che è successo a me per primo, ma credo che l’abbiano capito da soli) un giorno davanti ad una ragazza vi sentirete come Gianluca. L’amico continua ad essere perplesso, G. no, l’ha già vissuta come esperienza. G. è un ragazzo straordinario che quando avrà integrato e messo le cose a posto giusto, vedrà la forza (Ruggero) dentro e la mitezza (Gianluca) fuori. Ma te guarda che esempi che mi tocca usare, meno male che per 15 minuti, nel silenzio più profondo, avevano ascoltato il dialogo finale tra Basil e Dorian Grey, lasciandogli la curiosità di leggere il finale di un ritratto universale.
Grazie G. ci vediamo la settimana prossima.
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