In Italia ci sono grandi metropoli, città di provincia, cittadine, piccoli paesi. Ho visitato scuole in tutti questi scenari ma al di là della grandezza, la comunità dei bambini segue sempre gli stessi principi.
La storia di Bullerby è di un tempo che non esiste più, in una terra a noi lontana ma descrive dolcemente e delicatamente un’atmosfera che dei bambini anche solo per un piccolo periodo della loro vita dovrebbero vivere. Chi leggerà questo libro potrà gustare lo svelarsi di un racconto avvincente senza aver bisogno di effetti speciali o momenti volgari o splatter. In questi anni ho visto tanti bambini e tracce di Bullerby nelle scuole naturali, in qualche parco, in centri estivi non ossessionati dalle attività, in delle stanze dove amiche e amici davano vita alla rivoluzione più grande: inventare un gioco.
Nei miei anni di insegnamento leggere Bullerby era una gioia innnanzi tutto per me, perché nell’atmosfera della casa nord, della casa sud, della casa di mezzo c’erano i miei ricondi di bambino. C’erano Fabio, Salvatore, Daniela che giocavano con me per interi pomeriggi; d’inverno al buio, alla luce dell’estate, in giornate lente e dense di relazioni e immaginazione. Ho sempre voluto che i nostri alunni avessero la possibilità di sperimentare quello stato di grazia in cui bambini che giocano riescono a vivere per ore, giorni interi. Bullerby mi ha ispirato per la fondazione dell’Asilo nel Bosco prima e per la Scuola del mare dopo. La natura, gli spazi aperti, la possibilità di esplorare alla luce del sole e la magia del cercare riparo sotto la pioggia, sono momenti che tutti i bambini dobrebbero avere per tutto l’anno. Abbiamo bisogno di vivere all’aria aperta il mercoledì mattina di novembre, il giovedì a pranzo a febbraio, abbiamo bisogno di nutrirci di quelle sfumature di colore, temperatura, suoni e sensazioni di cui la Natura è maestra.
Quando leggerete Bullerby osservate come la comunità educante è partecipe della vita dei bambini. Notate come non sia tutto miele e cuoricini, come le persone crescono avendo i bambini intorno, come si sia costretti a non essere sempre gli stessi. Vogliamo essere fedeli al cambiamento, vogliamo trasformarci insieme alla natura.
Com’è dolce la presenza di un gruppo misto di bambine e bambini di età diverse, così vicino alla realtà della vita così lontano dalla realtà della scuola. Abbiamo bisogno di tornare a giocare. Sto preparando un libro dove questo argomento sarà centrale perché è l’unica attività che conosco bene, è l’unica che riesce a donarmi speranza, e forse , devo ammetterlo, è l’unica che mi riesce.
Maestro Danilo Casertano
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