“Maestro ci penso io” questa è la frase che ho sentito spessissimo durante i miei ultimi anni di insegnamento nella nostra scuola. Vorrei davvero che queste parole riuscissero a trasmettere la determinazione, la presenza e dolcezza di vedere un bambino che aiuta un altro bambino. La cosa incredibile è che, pur conservando ognuno le proprie caratteristiche personali, soprattutto gli alunni più grandi riuscivano nelle spiegazioni ad usare lo stesso approccio di noi maestri, nel trasformare i concetti in immagini! La devozione e l’ammirazione dei più piccoli verso i più grandi è qualcosa che in genere si può solo sperimentare nelle famiglie con più figli, nelle scuole e nidi dove i gruppi non sono omogenei e nelle superstiti pluriclassi di montagna dei piccoli centri abitati. Questo tipo di approccio orizzontale è stato di grande aiuto anche agli alunni con difficoltà e con disturbi specifici di apprendimento perché finalmente potevano sperimentare l’esperienza che più li ha segnati nel corso del percorso scolastico, ovvero essere seguiti individualmente. Un bambino di quinta può sostenere uno di seconda nelle prime operazioni in colonna e poter vivere la soddisfazione di essere ascoltato e ritenuto competente. Ricordo perfettamente l’esperienza fatta con un bambino che aveva sviluppato già a dieci anni il “mal di scuola”: mal di pancia, mal di testa, irrequietezza, pianti, fino al punto fatidico “Io a scuola non ci vado più”. L’approccio con lui fu di questo tipo: “Qui si ascolta, si fa o si aiuta” e nell’aiutare era previsto anche il sostegno ai più piccoli. Fu una svolta epocale: scoprire di avere competenze, di poter essere ricercato, di essere ammirato donò a questo bimbo una nuova possibilità di esistere e nel tempo di far emergere capacità di leadership non indifferenti. Il suo percorso di peer educator andò di pari passo con il suo reinserimento nel binario dell’apprendimento. Più aiutava e faceva attività non accademiche e più il “sto male” diventò: “Non mi va, preferisco aiutare”. In questo percorso che ha richiesto sei mesi, alla fine è emerso il “Non lo so fare, non ci riesco”. A quel punto dopo che lui stesso aveva fatto l’esperienza del maestro per lungo tempo, dopo che nessuno gli aveva imposto d’imparare per forza (l’etimo di studio è studium, passione, desiderio) si è di nuovo aperta la porta per tornare ad essere anche un alunno!
Può un bambino più piccolo essere un peer educator per uno più grande? Assolutamente si! Se avete due occhi grandissimi, un visetto dolce e la forza di volontà di un toro allora assomigliereste ad una nostra piccola alunna. Saper giocare, inventare storie è uno dei suoi grandi talenti. Cosa succede se si incontra una bambina più grande, con capacità intellettive fuori della norma ma che per diverse ragioni ha giocato poco? Ecco nascere una joint venture dove il più piccolo permette al grande di sanare uno spazio rimasto inespresso, di imparare con professionismo esasperato il lavoro più importate per ogni bambino: esercitare la creatività!
Sul piano dei comportamenti, lasciare prima di tutto ai bambini la possibilità di risolvere i conflitti tra di loro, senza stroncarli subito sul nascere, permette loro di sviluppare le capacità risolutive dei problemi. L’adulto ovviamente interviene prontamente nei casi di comportamenti decisamente violenti, ingiusti e pericolosi; ma sviluppare un senso di misura tale che lasci ai bambini la possibilità di sciogliere le dinamiche con il minor aiuto possibile dell’adulto previene l’incancrenirsi dei conflitti e la ripetizione degli stessi.
È assurdo come nel mondo di oggi basato sulla comunicazione, infestato in ogni luogo di strumenti per connettersi con chiunque in qualunque parte del mondo sia proprio la scuola così carente di occasioni di confronto tra pari. Una delle peculiarità della scuola dovrebbe proprio essere quella di mettere in relazione persone vere! Sul piano dei meri contenuti l’accesso alla rete dà molte più informazioni, quando le si vuole e per quante volte si voglia. Vogliamo scuole che siano ecosistemi di relazioni, fragilità e talenti.