L’insegnante naturale è colui che viene riconosciuto dalla comunità educante come persona capace di promuovere la conoscenza.
L’abilitazione più grande è quando la comunità dei genitori, dei bambini, dei colleghi, riconoscendo le competenze pedagogiche di una persona le affida il percorso didattico e formativo. Il concorso da vincere è quello sul campo, è quello che si sottopone al giudizio di coloro con cui si lavora quotidianamente e non di colui che dispensa quiz ed esami. Come si possono misurare le competenze emotive? Le capacità di ascolto? Le conoscenze manuali e artistiche così care ai bambini attraverso test standardizzati? L’intero sistema di reclutamento degli insegnanti è un processo macchinoso, logorante e che non dà nessuna garanzia sulla qualità di coloro che vengono assunti.
“La società contemporanea è un prodotto di piani ben precisi ed è nel loro ambito che devono essere progettate le occasioni da offrire a chi vuole apprendere. L’affidamento all’istruzione specialistica e a tempo pieno è destinato ormai a diminuire e dovremo trovare altri modi di imparare e di insegnare: bisognerà che tornino ad aumentare le qualità didattiche di tutte le istituzioni. Ma è una previsione molto ambigua. Potrebbe infatti significare che nella città moderna gli uomini saranno sempre più vittime di un efficiente processo di istruzione e manipolazione totale, una volta che saranno stati privati persino di quella tenue parvenza di indipendenza critica che oggi la scuola umanistica fornisce se non altro ad alcuni dei suoi allievi. Ma potrebbe anche significare che gli uomini smetteranno di ripararsi dietro i diplomi acquisiti a scuola e troveranno così il coraggio di “alzare la voce” e quindi di controllare e guidare le istituzioni di cui fanno parte” Ivan Ilich
In questo periodo di cambiamento la promessa: studio, lavoro, pensione è pressoché svanita. Una volta era chiaro che più in alto si arrivava nella piramide degli studi accademici e migliore sarebbe stato il lavoro, lo stipendio e la considerazione sociale. Oggi troviamo laureati che nei colloqui di lavoro omettono il proprio titolo di studio per evitare il rischio di essere scartati perché troppo qualificati.
La demotivazione soprattutto nelle classi superiori ha raggiunto livelli preoccupanti rinforzata dalla crescente consapevolezza dei ragazzi che attraverso internet possono avere qualunque tipo di informazione o conoscenza che necessitano. Considerano gli insegnanti superflui e antiquati e raramente li riconoscono come persone competenti che possono rivelargli cose che gli saranno utile nel corso della vita.
“Il mero fatto che esistano scuole obbligatorie divide ogni società in due regni: certi periodi o processi o metodi o professioni sono “accademici” o “pedagogici”, mentre altri non lo sono. Il potere della scuola di dividere in questo modo la realtà sociale è illimitato: l’educazione viene staccata dal mondo e il mondo diventa non educativo” Ivan Ilich
Credo fermamente che limitare i confini dell’apprendimento all’interno della scuola e che gli insegnanti certificati siano gli unici e principali attori del processo educativo sia profondamente sbagliato. Abbiamo bisogno di allargare il territorio della conoscenza, ripensare gli spazi, i tempi e i modi dell’educare. La rivoluzione è già in atto, c’è da prenderne coscienza e donare il proprio contributo.
Danilo Casertano
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