Nell’Arte dell’Educazione si parla di quattro temperamenti FLEMMATICO, SANGUINICO, COLLERICO e MALINCONICO che nei bambini (negli adulti in modo diverso) si collegano alle parti costitutive dell’essere umano: corpo FISICO, ETERICO (vitale), ASTRALE (emozionale), IO(Sé). Con i colleghi maestri avevamo notato come le caratterizzazioni di questi temperamenti si stessero estremizzando tanto che sentivamo spesso parlare negli incontri con gli insegnanti della scuola pubblica di bambini obesi, iperattivi, violenti e depressi. Anche noi notavamo come le inclinazioni temperamentali stessero diventando sempre più delle unilateralità tanto da rendere difficile l’approccio e la relazione.
Con le loro parole, gesti, intuizioni, improvvisazioni questi bambini mi spiazzavano continuamente e sarà stata la mia predilezione per gli ultimi e per le sfide che questi bambini e ragazzi sono diventati il centro della mia vita lavorativa. In questi anni ne ho conosciuti parecchi e se è sempre stata un’impresa con un dispendio di energie enorme i risultati non sempre stati all’altezza dell’impegno profuso. Ricordo con dolore i primi anni, dove l’esuberanza giovanile e la presunzione dei novellini avevano plasmato un carattere guerriero e troppo incline al giustizialismo. Per grazia di Dio il senso dell’umorismo mi veniva spesso in soccorso ma quando non riuscivo a risolvere le situazioni complicate con il sorriso o con la dolcezza ecco apparire il ricorso alla forza e agli autoritarismi. Gli errori lavorano dentro di noi, come i fiumi sanno scavare la roccia. Sono state proprio le montagne e le piogge del trentino a modificare il mio carattere, il modo di insegnare e soprattutto a relazionarmi con questo tipo di ragazzi. Lungi da me essere diventato un santo, ho solo intrapreso con vigore quel cammino di trasformazione della rabbia necessario a ogni insegnante.
La parentela tra la rabbia e la collera di divina memoria è nota a tutti, ma qual è lo scopo, la missione della collera? Per un approfondimento rimando il lettore allo straordinario libro di Rudolf Steiner “Metamorfosi della vita dell’anima” di cui qui riprendiamo un’indicazione meravigliosa del Dottore ovvero che la collera è quella forza che sanamente sorge davanti ogni ingiustizia. Ovviamente la trasformazione alchemica che può avvenire nell’uomo guidato dalla propria libertà consiste nel trovare il modo giusto di reagire all’ingiustizia.
I miei personali maestri su cui ho fondato la mia ricerca di trasformazione della collera oltre ovviamente a Rudolf Steiner, sono stati il Mahatma Ghandi con l’ahimsa (non violenza) e la disobbedienza civile e Roberto Benigni con l’improvvisazione comica! Senza questo lavoro interiore non avrei potuto continuare il mio lavoro di insegnante prima e di consulente oggi.
Personalmente non so se l’Aura di questi bambini è indaco, non vedendola potrebbe anche essere melanzana ma ciò che mi basta sapere per occuparmi di loro non è lo splendore o meno dei corpi sottili ma la consapevolezza che loro soffrono e anche tanto. Gli insegnanti pure si disperano ma con loro me la prendo un po’ di più, perché grazie a un coinvolgimento emotivo minore (coinvolgimento che invece nel genitore diventa quasi sempre soffocante) potrebbero trovare quella lucidità che aiuta lo svolgersi della retta azione pedagogica.
Tutti abbiamo bisogno d’amore e la prima forma d’amore è l’interesse. Una lama di una sega circolare taglia indistintamente un tronco d’albero o la mano di un essere umano in quanto la sega agisce seguendo le leggi che sono già stabilite dalla meccanica: ferro dentellato e motrice elettrica che la fanno ruotare su un supporto. L’insegnante, il genitore, l’adulto che si fa guidare dalle sue azioni da rappresentazioni pensate da altri come il legislatore moderno, lo scienziato, il pedagogista, dall’opinione della maggioranza, ecc agisce in maniera meccanica. Tanto è vero che spesso si sente dire anche nella scuola che si deve mettere da parte se stessi per fare quello che si deve fare anche se sbagliato. Quante volte abbiamo sentito espressioni tipo: è la procedura, è il protocollo, è il programma, come se queste norme venissero prima dell’essere umano che ti sta davanti?
I bambini indaco (melanzana? Chi può dirlo ci sveli il mistero) sono bambini che ci dimostrano (per fortuna) che quando manca l’interesse e quindi l’amore manca tutto. Basterebbe infatti il minimo interesse nei loro confronti per capire che ciò che è standardizzato e preconfezionato non funziona e se quindi si vuole intessere una relazione con loro bisogna essere creativi.
Nelle situazioni “comuni” con bambini “normali” i danni dell’insegnamento meccanico sono meno visibili perché sono a lento rilascio e le conseguenze si manifestano con gli anni come nella mancanza d’interesse (studio viene da studium che vuol dire impulso interno, desiderio!), disillusione, rassegnazione, arrivismo, materialismo, ribellione, erotismo, sfiducia che portano un immobilismo sociale che frena ogni tentativo di rinnovamento.
I bambini sono sempre più sensibili e lo smarrimento sociale è in continuo aumento, per questo i casi limite crescono in maniera esponenziale. Gli adulti dovrebbero riconoscere nel proprio Sé dotato della santa libertà la sorgente da cui attingere ispirazione all’azione.
Riflettiamo insieme su una caratteristica comune a tutti i bambini indaco ovvero la tendenza all’anarchia. Essi agiscono sfidando ogni regola comune, ma siamo così certi che la soluzione per educare un anarchico sia uno stato forte, una scuola seria, un sistema solido? Potrebbe essere che dietro l’anarchia ci sia un incontenibile anelito alla libertà? E se così fosse quale maestro migliore per questi bambini se non quello che agisce in libertà? A questo punto dovremmo farci tutti un esamino di coscienza e chiederci quanto siamo liberi e probabilmente se fossimo onesti con noi stessi scopriremmo che la nostro spazio di libertà è minimo e quindi anche la nostra autorevolezza su questi bambini è scarsa. Da adulti la libertà è una scelta invece i bambini, non avendo ancora preso possesso del proprio Io, possono essere aiutati a diventare adulti liberi attraverso l’Arte e l’esempio di un maestro che agisce anche sbagliando attraverso le proprie rappresentazioni.
I bambini indaco sono un dono perché ci costringono a cambiare i nostri soliti pensieri, emozioni e azioni. Ci obbligano a cambiare punto percettivo per non cadere nella trappola del giudizio. Dobbiamo tenerli stretti nel cuore perché sono spesso prima stigmatizzati, poi emarginati, quindi perseguitati e alla bisogna qualora ingestibili “spenti” dalle sostanze a norma di legge.
I bambini indaco, cristallo, melanzana o grigio topo non sono un affare solo della famiglia che l’ha accolto, bensì sono esseri umani venuti anche per destarci dal sonno violento in cui siamo caduti.
È certo che il genitore da solo non ce la fa, che l’insegnante non preparato e senza strumenti conoscitivi ed emozionali non ce la faccia ma che ci voglia un lavoro che metta in sinergia i vari soggetti educativi per il bene comune.
Affrontiamo il dolente punto delle risorse, perché una delle prime risposte che mi vengono date, spesso senza nemmeno aver riflettuto sulla bontà o meno dell’analisi è quella: “ Sì, è vero ma per un lavoro di questo tipo ci vogliono tanti soldi che non ci sono”. Se invece di rivolgere la richiesta fuori di noi, ci domandassimo quante risorse saremmo disposti noi a donare ci sentiremmo forse in imbarazzo per l’esiguità.
Fino a quando ci sentiremo poveri, avremo paura e la paura tenderà a isolarci e a farci diffidare del prossimo. Quando avremo preso coscienza che noi abbiamo un valore per il semplice fatto che esistiamo, allora ci renderemo conto che possiamo agire perché esseri dotati di libertà che aspetta solo di essere scoperta e messa in gioco. Le risorse che un gruppo di persone riunite nello stesso ideale può raccogliere sono inimmaginabili. Ogni essere umano che non si rassegna, che entra nel gioco della vita aiuta un bambino indaco.
Un aspetto che accomuna questi bambini è l’agitazione, la fretta, la smania, l’insofferenza ma quanti di noi non riescono a tollerare la frustrazione? Quanti riescono a portare avanti un ideale, un’idea, un progetto fino in fondo? Quando non ci facciamo sopraffare dalle difficoltà, quando non rinunciamo ad un ideale quando si fa scomodo, allora aiutiamo un bambino indaco.
Ho sentito spesso genitori esasperati dire del proprio figlio che è un egoista, e l’ego è il fratellastro del Sé. Una delle differenze fondamentali tra i due è che il Sé gioisce della presenza degli altri mentre l’ego usa gli altri per fini personali di piacere e di potere. Se si vuole aiutare un bambino indaco, bisogna imparare a collaborare.
Sono convinto che nel futuro avverranno sempre più eventi che cercheranno di dividerci gli uni dagli altri, perché da soli siamo vulnerabili. Il riconoscere che per conoscere se stessi abbiamo bisogno delle relazioni è un grande passo in avanti e comprendere che è proprio attraverso le relazioni difficili che possiamo attivare i nostri talenti è il passo successivo.
La conoscenza è sia del bene che del male, l’albero della vita è ancora lì ad attendere il nostro ritorno.
I bambini delle stelle sono qui a indicarci una via per tornare a casa, una strada fatta di lacrime e sorrisi, di successi e disfatte, di speranze e illusioni, di tanti contrasti perché nella vita bisogna sempre tenere in sé gli opposti alla ricerca dell’equilibrio.
L’Associazione Manes offre sostegno alle famiglie e si augura che nelle scuole sorgano comitati, associazioni di genitori-insegnanti che vogliano portare nuova linfa all’interno delle proprie realtà. Noi siamo itineranti, convinti che ci siano in Italia tantissimi comuni, quartieri dove ci sono già le condizioni per una trasformazione dell’educazione sempre meno statale e sempre più libera, indipendente e pubblica.
Qual è l’obiettivo della scuola?
Qual è l’obiettivo della scuola? Provate a porre questa domanda ad un numero sufficientemente grande di persone e troverete molte risposte diverse, a volte in netto contrasto le une con le altre. Queste risposte riflettono le idee, le aspettative, i bisogni delle persone ma tendenzialmente vedono la scuola in senso utilitaristico, come il luogo dove si diventa lavoratori, consumatori, se va bene dirigenti, nella forma già più filosofica cittadini. Spesso però dietro molte di queste risposte aleggia una domanda latente: come la scuola aiuterà mio figlio a trovare un posto di lavoro che soddisferà i suoi bisogni?
Aver trasformato il lavoro dell’uomo in uno stipendio in maniera tale che a quasi più nessuno sorga il dubbio della sua veridicità è una delle peggiori sventure dell’umanità.
È convinzione diffusa che conoscenza è potere ma quasi sconosciuta è l’ultima parte del detto, ovvero che potere è responsabilità. Chi arriva al potere ignorando la vera sua missione che è quella del servizio rimane impigliato inesorabilmente nelle maglie dell’egoismo e gli effetti di questo tipo di educazione sono sotto gli occhi di tutti.
La scuola di massa è un’esperienza relativamente nuova per l’umanità e dobbiamo tenere a mente che ancora oggi ci sono milioni di bambini a cui quest’esperienza è negata, per non parlare di quelli che pur andando a scuola desidererebbero tanto non farlo!
Considerando quindi la scuola, un’istituzione ancora giovane possiamo allora non meravigliarci del suo costante bisogno di crescere, di mutare, in altre parole di evolvere. Senza voler approfondire in quest’articolo la storia delle istituzioni educative avremmo però tutti notato come l’educazione sia passata nel corso della storia dall’autorità religiosa a quella statale. Colui che scrive considera questo passaggio molto importante e non lo ritiene affatto un errore.
Quello che però oggi ci domandiamo è se non sia venuto il tempo di un ulteriore passaggio, di un altro cambiamento strutturale. Che la coscienza individuale sia oggi più sviluppata che nel passato credo sia opinione condivisa, come per altro considerare l’IO come una spada a due tagli dove siano presenti sia il sé che l’ego.
Partendo da queste basi cominciamo a riconsiderare la nostra costituzione dove viene sancito il diritto-dovere dei genitori a mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio e nei casi d’incapacità dei genitori, la legge provveda a che siano assolti i loro compiti (art.30).
I genitori sono quindi al centro dell’attività educativa, tuttavia la quasi totalità della gioventù è educata dalla scuola di Stato, dalle comunità religiose o da privati come se fossero gli unici detentori della possibilità di insegnare.
Oggi, come figli di una società dei diritti, noi deleghiamo questo importantissimo compito quasi mai considerando la possibilità che possa esistere qualcosa di diverso. D’altronde esempi non ne esistono molti e quasi mai nessuno nella vita ci ha insegnato a cercare quello che ancora non c’è e a creare il futuro invece che adattarsi al presente.
Al posto del meccanismo della delega noi proponiamo l’attività del riconoscimento, tanto cara al Rosmini, il quale sosteneva che la libertà nell’educazione passa dalla libertà di insegnamento, perché se proibisco a qualcuno di insegnare sto di fatto negando a qualcuno la possibilità di imparare. Per quanto riguarda i pericoli che il riconoscimento potrebbe portare facciamo notare che la realtà storica e l’esperienza ci dovrebbero aver insegnato che non esiste concorso pubblico o titolo di studio che riesca ad impedire a qualche “malintenzionato” di mettere piede in una classe e far danni e che nei casi gravi di indottrinamento organizzato dovrebbe intervenire la magistratura!
Ho costatato in questi anni che a sentir parlare di libertà di educazione alcune persone si spaventano e credo che alla base di questa paura ci sia una sfiducia nei confronti dell’essere umano. Se, ripartendo dalla costituzione, rimettessimo al centro la figura del genitore e riconoscessimo che, escluse le situazioni patologiche sia psichiche che sociali su cui dovrà vegliare il diritto, egli è attivamente coinvolto nella scelta di coloro che continueranno e possibilmente miglioreranno la sua opera educativa allora potremmo parlare di un reale cambiamento nel mondo della scuola.
L’opinione comune è che la scuola di oggi prepari peggio che nel passato e che le scuole non siano dei luoghi sicuri a causa della presenza degli stranieri. Tutto questo è aggravato dalla continua e pare inesorabile diminuzione dei fondi pubblici. Continuare a richiamare il passato come soluzione ci pare un grave errore, visto che proprio quel modo di insegnare ha formato coloro che poi ci hanno portato a questa situazione! Anche le varie “lotte di classe” tra professori VS governo, studenti VS insegnanti, genitori VS politici, tutti contro tutti, non hanno portato alcun beneficio; proprio perché è il paradigma della guerra ad essere sbagliato ed è quello della non violenza e della disobbedienza civile inaugurato da Ghandi ad essere quello da prendere ad esempio.
Noi proponiamo un’ARTE DELL’EDUCAZIONE per tirar-fuori i talenti degli studenti. Una conoscenza che metta al centro l’Uomo e il motto delfico: conosci te stesso.
Un’AUTOEDUCAZIONE dell’insegnante affinché sappia essere veramente umano e che viva il sapere come un lievito e non come acido. Che possa essere un esempio da voler imitare prima e superare poi. Un essere umano onesto che viva il proprio lavoro come un servizio per il futuro della comunità.
Richiamiamo le attività produttive e quelle politiche a far si che arrivino direttamente alle nuove realtà educative, sorte dal nuovo principio del riconoscimento, i mezzi sufficienti al loro mantenimento senza voler porre limiti alla loro autonomia se non quelli dettati dal buon senso e dal diritto.
Oggi ci sono imprenditori che si trovano davanti al bivio di dover scegliere tra l’avere manodopera a basso costo (schiavi) in Italia o delocalizzare quest’inumana attività all’estero dove il diritto fa un po’ più fatica ad affermarsi.
Il mondo così decade ad un livello di mera lotta per la sopravvivenza dove violenza e distruzione sono legittimate.
Noi vogliamo stringere un’alleanza con chi produce, per poter mettere a disposizione del futuro, uomini creativi, liberi, speranzosi e volenterosi che metteranno i propri Talenti al servizio del prossimo.
Chiediamo al mondo politico di aiutare questo processo che riporti la scuola ad una dimensione umana di procedere ad una detassazione a tutti quei soggetti di imposta che vorranno contribuire direttamente ad una libera educazione e che in un futuro prossimo la vita culturale – educativa possa essere gestita direttamente dalle persone coinvolte nella stessa.
Solo rischiando di credere nella libertà dell’uomo rischieremo di avere un futuro diverso dall’attuale schiavitù economica, culturale e politica.
Attraverso il riconoscimento di un senso di appartenenza comune ci risveglieremo come degli esseri alla scoperta del proprio Io in viaggio verso un Noi.
Danilo Casertano
L’insegnante custode dell’anima del fanciullo
Come può un insegnante diventare il custode dell’anima del fanciullo? Prima di tutto deve dare la possibilità all’anima e allo Spirito di esistere e su questa base mettersi ad indagare. Come ricercatori ci mettiamo in cammino alla ricerca del non conosciuto.
Sin dai tempi più antichi i misteri e i tesori erano affidati a dei custodi che li avrebbero difesi anche a costo della vita dagli usurpatori e dai ladri. Quale mistero più grande dell’animo umano? Quale tesoro più prezioso dei bambini? Ma l’essere umano a differenza di un tesoro fatto di gioielli è una meraviglia in continua mutazione e per poter accompagnare una crescita bisogna saper osservare le metamorfosi.
Siamo però circondati da ladri d’infanzia e da esseri che vogliono trasformare i fanciulli in clienti esigenti. Siamo assediati da immagini e suoni che attraverso il fascino e la potenza della tecnica si “impossessano” dell’anima e dello Spirito dei bambini usurpando la loro meravigliosa capacità di creare. Sarà capitato a tutti di osservare un bambino davanti allo schermo e sentir dire: “Sembra ipnotizzato!”, ma lo stato ipnotico è solo la parte esteriore, ciò che accade nel profondo è molto più grande e invasivo. Ma sarebbe troppo facile elencare i mali di questo tempo e di questa società, se ne dibatte quotidianamente e ci imbatteremo nel rischio di risultare catastrofici e ipercritici. Non è tramite la paura che vogliamo intervenire nell’educazione, siamo figli di questo tempo e possiamo andare alla ricerca della nostra forza che giace nascosta oltre l’ignoranza, l’evasione, l’impotenza.
I maestri, per essere degni di questo compito, devono essere coraggiosi, spregiudicati, aperti al confronto; custodi, non eremiti. Custodire non è soffocare, custodire non vuol dire alienare, custodire non è nascondere o emarginare. Custodire è un atto d’amore e l’Amore non ha paura del male. L’amore cresce, moltiplica, riconosce il male e non fugge davanti ad esso, lo redime e lo trasforma. L’insegnante non può e non deve evitare agli alunni il contatto con il “male”. Per male intendiamo ciò che sia da dentro sia da fuori di noi si manifesta in ostacoli, essi ci servono a crescere, a diventare più consapevoli di noi stessi, a migliorarci a evolvere. Sosteniamo la tesi che il male è necessario ma che non lo sia l’accanimento, errare humanum est perseverare diabolicum.
Quando un bambino, un ragazzo mostra di avere delle difficoltà, sia di natura emotiva che di “rendimento scolastico” sta rivelando una parte di sé che ha bisogno di essere compresa prima che giudicata altrimenti trasformarla diventa difficile se non impossibile. Questo malessere è prima di tutto una fonte di dolore per l’alunno che lo prova, ma molti insegnanti la prendono sul personale, dispensano colpe alla famiglia, alla società, al mondo, arrivano addirittura a incolpare l’alunno perché provoca in lui emozioni negative e frustrazione; ma niente di tutto questo aiuta, il dolore rimane intatto, accresce solo la sofferenza.
Fino a quando l’insegnante non si comprometterà definitivamente, a dirlo con le parole di Goethe, ad assumersi la responsabilità di accompagnare la crescita e lo sviluppo dei talenti degli alunni, non potrà mai adempiere al proprio compito. Educare è sviluppare facoltà, è un viaggio alla scoperta dei propri limiti e della propria meraviglia. Ogni essere umano ne è dotato e l’educazione ha il compito di renderli manifesti, solo così aiutiamo l’uomo a diventare libero.
La libertà è una conquista e la scuola ha una grande responsabilità, può addossarti una zavorra che ti porterai dietro per il resto della vita o farti spiccare il volo sulle ali dei talenti dischiusi.
In questo periodo storico si è chiamati a essere più consapevoli di se stessi, più coscienti del proprio io e i giovani corrono i pericoli dell’alienazione e della solitudine del profondo, quella che ti dà solo l’illusione del contatto ostacolando il vero incontro umano. La deriva attuale delle forme di contatto attraverso le tecnologie ha le sue radici nella mancanza di spazi nell’infanzia dove il gioco possa fluire in pace. Essere custodi oggi significa ricreare, alimentare, stimolare il gioco libero tra i bambini. Bisogna ridare ai piccoli la possibilità di sperimentare gli incontri attraverso la magia della fantasia creativa. Crescere senza questa dimensione significherà diventare adulti con difficoltà a comportarsi in maniera diversa di là dalle convenzioni sociali oppure covando una rabbia interiore che spingerà a ribellarsi senza avere un’alternativa da proporre. Un essere che ha giocato poco e male ha meno possibilità di diventare libero nel lavoro e nei rapporti.
Nella scuola si dà troppo valore ai fatti, alle affermazioni di verità rivelate dai libri, dai documentari e per i più moderni da internet. Un sapere che non sia vivificato dall’amore dell’insegnante è un sapere morto che sclerotizza l’essere umano e lo rende impermeabile all’invisibile. Nutrirsi di cibi ammuffiti ci dà l’immagine di cosa possano essere le nozioni tenute segregate nella testa o nei libri senza che siano riscaldate dall’entusiasmo sempre vivo dell’insegnante. Assistiamo oggi al proliferare di fatti in cui l’essere umano è solo la comparsa, sembra che i fatti abbiano una vita propria, il fatto usa noi per vivere.
L’insegnante deve addestrare a performance sempre più convincenti, deve valutare e registrare come fosse un allevatore il peso dell’intelligenza. Per fortuna non siamo carne da macello e c’è chi si ribella e tante delle manifestazioni anche estreme a cui oggi assistiamo ne sono una diretta testimonianza. L’insegnante rianima il sapere e quando vede germogliare la comprensione nell’alunno egli salta di gioia ancor di più se fosse stato egli stesso a capire. Custodire vuol dire anche comprendere e non dare mai per scontato nulla.
Tendiamo sempre a dare per scontato il bene e a voler infierire sul male. Non banalizziamo bensì rinnoviamoci con la gioia di vedere un giovane che compie i suoi stentati passi, ripercorriamo con lui ciò che abbiamo sepolto nelle profondità inconsce. Il grande Eraclito diceva che educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco.
C’è una verità profonda che se l’insegnante la scopre gli si svela una galassia di universi: gli alunni sono i maestri. Ogni giorno i bambini, gli adolescenti lo porteranno al limite della propria pazienza, sensibilità, capacità, conoscenza e ogni giorno l’insegnante dovrà lavorare su di sé. Quest’opera di autoeducazione è il lavoro più importante, perché ciò che educa sono i fili invisibili legano l’insegnante agli alunni, è l’anima del maestro che educa quella degli allievi. Queste parole di Rudolf Steiner risuonano in me con la stessa potenza della prima volta.
I bambini profumano di universo e con la loro meraviglia ci ricordano che questo mondo non è la nostra casa, ma solo una stanza; in questa vita c’è molta più luce di quanto l’occhio possa percepire e che al di là dei sensi si svela l’assoluto, lo Spirito.
Euritmia – l’arte del movimento
“… L’euritmia, insieme ad altre cose, esprime anche l’ascoltare. … ciò che l’euritmia esprime col corpo fisico è il divenire visibile di quanto si ascolta. Voi dunque fate sempre euritmia quando ascoltate, e quando fate davvero euritmia rendete visibile ciò che nell’ascoltare lasciate invisibile. L’euritmia è quindi la manifestazione dell’uomo che ascolta. … Oggi gli uomini nel loro intimo sono terribilmente trascurati, e nell’ascoltare a tutta prima fanno interiormente una pessima euritmia. …
Gli uomini mediante l’euritmia impareranno ad ascoltare giustamente, ma oggi veramente non ne sono capaci. … Gli uomini non sanno ascoltare, e nella nostra epoca sapranno ascoltare sempre meno, se la capacità di ascolto non verrà ridestata per mezzo dell’euritmia. …Con le conferenze che tengo in questi tempi ho fatto delle strane scoperte. Per esempio, alcune persone prendono parte alla discussione. Dai loro discorsi però si capisce che non hanno affatto ascoltato l’intera conferenza, non l’hanno udita nemmeno fisicamente, ma ne hanno seguito soltanto una certa parte. Specialmente nell’attuale epoca di sviluppo della nostra umanità, questo è di particolare significato. Così qualcuno partecipa alla discussione e parla di quanto è abituato a pensare da decenni. Se si parla davanti a uomini mettiamo di idee socialiste, essi odono soltanto quello che hanno udito per decenni dai loro propagandisti, il resto non lo odono nemmeno fisicamente. A volte lo esprimono ingenuamente così:’Il dott. Steiner dice belle cose, ma non dice niente di nuovo.’ Quelle persone sono diventate così rigide nel loro ascoltare, che trascurano tutto tranne ciò che da decenni li ha irrigiditi.”
“Deve avvenire una specie di risanamento dell’anima. A questo scopo sarà particolarmente importante aggiungere una igiene dell’anima all’insegnamento igienico-materialistico della ginnastica, e a tutto ciò che prende in considerazione solamente la fisiologia e le funzioni del corpo; a questo si giungerà alternando sempre una lezione di ginnastica con una di euritmia. Allora anche se l’euritmia è un elemento principalmente artistico, l’elemento igienico dell’euritmia diventerà di particolare aiuto per gli educatori perché i bambini nell’euritmia non impareranno solamente qualcosa di artistico, ma per mezzo di essa impareranno per l’anima quello che per mezzo della ginnastica imparano per il corpo, e queste due cose agiranno molto bene insieme. Si tratta di educare veramente i nostri bambini in modo che imparino di nuovo a prestare attenzione al mondo che li circonda, agli altri uomini. Questa è la base della vita sociale.”
Rudolf Steiner – 25/8/1919 — R.S. Didattica 4a conferenza
Euritmia
Nata nel 1912 ad opera di Rudolf Steiner, l’euritmia è un’arte del movimento, una forma di danza, in intima relazione con tutto ciò che nell’uomo si manifesta attraverso le parole, il linguaggio, la musica e il canto e vuole portare ad espressione visibile ciò che prelude appunto la parola e la musica. Tale preludio è movimento, è un gesto interiore che ha in se quell’essenza creativa che è sostanza e fonte ispirativa di tutti gli artisti.
La disciplina euritmica si inserisce a livello formativo, in campo pedagogico, quando si vuole sostenere la crescita del bambino o del ragazzo sia dal lato della sua interiorità, che da quello corporeo accompagnando lo sviluppo intellettuale, immaginativo e le trasformazioni fisico corporee che avvengono attraverso tutto l’arco della scolarizzazione. La salute corporea, animica e spirituale del bambino e del ragazzo quale essere in divenire, dipendono da una soddisfacente esperienza di sé e del mondo, se si sente bene nel proprio corpo e in ciò che sperimenta nel suo ambiente, e che da ciò dipendono capacità sociali quali la tolleranza, la collaborazione, la capacità di adattarsi alle regole di una comunità. La conquista durante la crescita di facoltà come la concentrazione, la sensibilità, il tatto sociale e la rinuncia a dinamiche aggressive, competitive o all’isolamento, agiscono portando a percepire sé stessi e gli altri, a rispettare gli ambiti sociali e personali e portano forze di salute all’adulto futuro e alla sua comunità.
“Perché si studia euritmia? Perché essa giova nell’uomo nei tre sensi del corpo, dell’anima e dello spirito. Dà salute, robustezza, grazia e agilità al suo fisico. Risveglia in lui le virtù morali e gli dà fermezza nell’esercitarle. Quanto allo spirito, essa rende attive nell’uomo le forze intellettuali della memoria, del pensiero e della concentrazione, nonché la sicurezza, il coraggio, la presenza di spirito, il senso di giustizia, di verità e di iniziativa, insomma tutte le facoltà atte a dargli un valido sostegno nel cammino della vita.” (da ‘Euritmia’ di Lidia Baratto Gentili)
Biografia e opere di Rudolf Steiner
L’opera che Rudolf Steiner ha lasciato non ha paragone, né per il suo contenuto, né per la sua vastità. I libri e gli articoli formano la base per la “scienza dello spirito orientata antroposoficamente”; nel corso della vita egli la espose anche in conferenze e cicli di conferenze che, in numero di circa 6000, sono raggruppate e in grandissima parte pubblicate in tedesco dalla “Amministrazione per il lascito di Rudolf Steiner” in circa 300 volumi, oltre ai 30 volumi degli scritti. Accanto a questo lavoro egli svolse anche un’intensa attività artistica che culminò con la costruzione del primo Goetheanum a Dornach (Svizzera); esistono inoltre lavori pittorici e plastici. Le indicazioni da lui date per il rinnovamento di diversi settori culturali e sociali (arte, educazione, medicina, agricoltura) incontrano oggi sempre maggiore riconoscimento.
Diamo qui di seguito una breve biografia di Rudolf Steiner e in pari tempo qualche cenno dei suoi scritti.
1861 – Nasce il 27 febbraio a Kraljevec (allora Austria-Ungheria e oggi Slovenia), figlio di un capostazione austriaco. Trascorse la sua giovinezza in diverse località dell’Austria.
1872 – Frequenta le scuole medie nella città di Wiener·Neustadt, fino alla maturità conseguita nel 1879.
1879 – Rudolf Steiner inizia lo studio della matematica e delle scienze all’Università di Vienna e frequenta anche corsi di letteratura, filosofia e storia. Si occupa a fondo di studi su Goethe.
1882/1897 – Cura l’edizione delle opere scientifiche di Goethe per la «Kurschner National-Literatur », In italiano sono raccolte le sue introduzioni alle diverse opere di Goethe nel volume Le opere scientifiche
di Goethe (Ed. Melita, Genova).
1884/1690 – Rudolf Steiner nsegna privatamente a un ragazzo ritardato, portandolo alla maturità.
1886 – Ha chiamato a collaborare a una grande edizione delle opere di Goethe (Sophien·Ausgabe).
Pubblica Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo (in «Saggi filosofici », Ed. Antroposofica)
1888 – Tiene la conferenza Goethe, padre di una nuova estetica (in Arte e conoscenza dell’arte, Ed. Antroposofica).
1890-1897 – A Weimar collabora all”’Archivio di Goethe e Schiller”, e pubblica gli scritti di Goethe.
1891 – Rudolf Steiner si laurea in filosofia all’Università di Rostock.
1892 – Pubblica la sua dissertazione di laurea ampliata con il titolo Verità e scienza, (in Saggi filosofici, Ed. Antroposofica).
1894 – Rudolf Steiner pubblica La filosofia della libertà (Ed. Antroposofica e Mondadori), la più importante delle sue opere filosofiche ed anche la base per la sua successiva concezione del mondo.
1895 – Friedrich Nietzsche, lottatore contro il suo tempo (ed. Tilopa, Roma).
1897 – La concezione goethiana del mondo (ed. Tilopa, Roma).
Si trasferisce a Berlino dove, assieme a O.E. Hardeben, dirige le riviste «Magazin fur Lireratur» e «Drarnarurgische Blatter». Gli articoli relativi sono ora compresi nell’O. O. n. 29 e 32. È attivo in diversi circoli culturali.
1899/1904 – Insegna nella “Scuola di perfezionamento per operai” fondata a Berlino da W. Liebknecht.
1901 – Rudolf Steiner scrive “Concezioni del mondo e della vita nel secolo XIX” ampliato poi nel 1914 con il titolo “Gli enigmi della filosofia” (ed. Tilopa, Roma). Inizia l’attività di conferenziere, invitato dalla Società Teosofica di Berlino, e pubblica I mistici all’alba della vita spirituale dei tempi nuovi (Ed. Antroposofica).
1902/1912 – Elaborazione ed esposizione dell’ antroposofia mediante conferenze pubbliche a Berlino e in tutta Europa. Marie von Sivers (dal 1914 Marie Steiner) diventa sua collaboratrice.
1902 – Rudolf Steiner scrive: “cristianesimo come fatto mistico e i misteri dell’antichità” (Ed. Antroposofica),
1903 – Fondazione ed edizione della rivista «Luzifer», in seguito divenuta «Luzifer-Gnosis», (Gli articoli ivi pubblicati sono ora raccolti nell’O. O. n. 34 in tedesco; diversi di essi sono anche pubblicati in italiano).
1904 – Rudolf Steiner scrire: “Teosofia – Una introduzione alla conoscenza soprasensibile” (Ed. Antroposofica e Mondadori).
1904/1905 – L’iniziazione – Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori? (Ed. Antroposofica).
Dalla cronaca dell’akasha (Ed. Antroposofica).
l gradi della conoscenza superiore (in Sulla via dell’iniziazione, Ed. Antroposofica) .
1910 – Rudolf Steiner scrive: “La scienza occulta nelle sue linee generali” (Ed. Anrroposofica).
1910/1913 – A Monaco vengono rappresentati uno all’anno i quattro misteri drammatici: La porta dell’iniziazione, La prova dell’anima, Il Guardiano della soglia, Il risveglio delle anime, pubblicati dalla Ed. Nardini nella traduzione di R. Kufferle e dalla Ed. Antroposofica nella traduzione di A. Sbardelli.
1911 – La guida spirituale dell’uomo e dell’umanità (Ed. Antroposofica).
1912 – Il calendario dell’anima (Ed. Antroposofica: Ed. Arcobaleno, Oriago).
Una via per l’uomo alla conoscenza di se stesso, in Sulla via dell’iniziazione (Ed. Antroposofica).
1913 – Rudolf Steiner si distacca dalla Società Teosofica e viene costituita la Società Antroposofica.
La soglia del mondo spirituale, in Sulla via dell’iniziazione (Ed. Antroposofica).
1913/1922 – Costruzione a Dornach (Svizzera) del primo Goetheamun a doppia cupola, in legno.
1914/1924 – Rudolf Steiner vive fra Dornach e Berlino. Continua ed amplia la sua attività di conferenziere in Germania ed in Europa, approfondendo la concezione antroposofìca del mondo e dando anche nuovi impulsi per rinnovamenti in diversi campi della vita: nell’arte (eurirmia e arte scenica), nella medicina, nella pedagogia (fondazione della Scuola Waldorf-Steiner nel 1919 a Stoccarda), oggi con scuole in tutto il mondo, nelle scienze, nella sociologia (triarticolazione dell’ organismo sociale), nella teologia con la fondazione della Christengemeinschaft (Comunità dei cristiani), in
agricoltura con l’avvio dell’agricoltura biodinamica oggi seguita in tutti i continenti.
1914 – Gli enigmi della filosofia (ed. Tilopa, Roma).
1916 – Enigmi dell’essere umano.
1917 – Enigmi dell’anima (Ed. Antroposofìca).
1918 – La spiritualità di Goetbe nella sua manifestazione attraverso il Faust e la favola del Serpente verde e della bella Lilia, in 3 saggi su Goetbe (Ed. Antroposofica).
1919 – l punti essenziali della questione sociale (Ed. Antroposofica).
In margine alla triarticolazione sociale, in appendice a I punti essenziali della questione sociale (Ed. Anrroposofica),
1920 – Nel Goetheanum non ancora terminato cominciano corsi regolari sull’arte e l’antroposofìa.
1921 – Fondazione della rivista «Das Goetheanum», con regolari articoli di Rudolf Steiner, ora raccolti nell’O.O. n. 36.Alcuni pubblicari anche in italiano.
1922 – Filosofia, cosmologia, religione nell’antroposofia. (Ed. Antroposofica).
Nella notte di S. Silvesrro 1922/23 il primo Goetheanum in legno viene distrutto da un incendio, probabilmente doloso.
Rudolf Sreiner fa il modello del secondo Goerheanum, costruito in cemento armato dopo la sua morte e ancora esistente come centro di attività antroposofiche.
1923 – Rifondazione della Società Antroposofica, della quale Rudolf Steiner assume la Presidenza.
1923/1925 – Rudolf Steiner scrive: “La mia vita” (autobiografia incompiuta – Ed. Antroposofica).
Massime antroposofiche (Ed. Antroposofica).
Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica secondo le conoscenze della scienza dello spirito (in collaborazione con la dott.ssa Ira Wegman – Ed. Antroposofica).
1924 – Intensifìcazione dell’attività di conterenziere in tutta Europa. Il 28 settembre tiene il suo ultimo discorso ai soci della Società Antroposofica, prima della malattia dalla quale non si riprenderà più.
1925 – Rudolf Steiner muore a Dornach il 30 marzo.